È stabile il clima di fiducia delle aziende piemontesi. Dopo il rallentamento registrato a giugno, in autunno le nostre imprese esprimono attese in linea con quelle della scorsa rilevazione, dimostrando una buona solidità e capacità di tenuta, nonostante il perdurare della crisi in alcuni settori chiave come il tessile e il metalmeccanico e il rallentamento delle esportazioni verso i mercati tradizionali. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a settembre dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino su un campione di oltre 1.200 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.
«L’incertezza è la nuova normalità, ed in questo quadro le nostre imprese hanno imparato a gestire la propria attività oramai da qualche anno. La stabilità dei dati registrati da questa rilevazione non deve quindi sorprendere. Abbiamo però davanti a noi mesi decisivi, nei quali dobbiamo definire quale sarà la traiettoria di sviluppo dell’industria italiana ed europea: al centro devono esserci innovazione e industria. E ciò deve valere sia come mercato interno europeo, che solo così sarà più unito e produttivo, che come mercato esterno, in modo da competere con Stati Uniti e Cina. Questa è la via maestra per preservare e sviluppare quel patrimonio di fiducia e capacità che Torino, l’Italia e l’Europa esprimono ogni giorno» commenta Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino.
Focalizzandosi su Torino, il clima di fiducia è ancora prevalentemente positivo, con indicatori sopra lo zero per produzione (+6,1%, praticamente invariato rispetto a giugno), ordini (+5,6% in crescita di 0,4 punti) e occupazione (+8,4%, in calo di 1,5 punti). Nella manifattura il saldo ottimisti/pessimisti sulla produzione torna negativo, attestandosi al -3,2% (da +5,5% di giugno). Cala la propensione a investire in nuovi impianti, con il 21,7% di imprese con programmi di spesa significativi (-3,7 punti percentuali meno della scorsa rilevazione). Stabile il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’11,4% delle imprese (il 18,9% nell’industria, in aumento di 0,3 punti). Sale leggermente il tasso di utilizzo di impianti e risorse (78%), che rimane sui valori medi di lungo periodo. Nel capoluogo si registrano attese ancora negative per le esportazioni (-2,9% il saldo ottimisti/pessimisti).
A livello regionale dalle imprese arrivano attese complessivamente positive per l’occupazione (saldo ottimisti/pessimisti al +6,1%) e per la produzione (+1,1%). Negativi i consuntivi per ordini (-1,4%), export (-6,0%) e redditività (-5,4%). Varia poco la propensione a investire, che interessa il 74% delle rispondenti, mentre il 23,5% delle imprese ha programmato l’acquisto di nuovi impianti, un dato in calo di 2,6 punti rispetto a giugno. L’indice di utilizzo di impianti e risorse resta stabile al 77%, mentre aumenta gradualmente il ricorso alla CIG, attivata dall’11,2% dei partecipanti all’indagine, percentuale che cresce nel manifatturiero, dove raggiunge il 15,3% (+1,2 punti percentuali rispetto alla rilevazione di giugno).
«Il quadro geopolitico influenza indiscutibilmente le previsioni delle nostre imprese, che comunque non rallentano la presa e prevedono un indice di utilizzo impianti elevato, grazie a nuovi investimenti e occupazione stabile. Si tratta di uno sforzo che in vista della scadenza a fine anno dei piani Industria 4.0 e Industria 5.0, deve trovare un accompagnamento concreto. Il cammino della Legge di Bilancio è avviato, e come ha detto il presidente Orsini il Governo deve credere nell’impresa e nell’industria. Da parte nostra continueremo a cercare nuovi mercati alternativi a quelli storici, ben sapendo però che Europa e Stati Uniti sono i partner con cui progetteremo crescita e sviluppo mettendo innovazione, tecnologia e sostenibilità al centro» commenta Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.
In Piemonte si confermano andamenti settoriali differenziati. Il manifatturiero, che rappresenta circa due terzi del campione, registra ancora saldi col segno meno per tutti i principali indicatori: produzione (-5,1%), nuovi ordini (-7,6%), redditività (-11,3%) ed export (-6,3%). A soffrire è soprattutto il comparto metalmeccanico (il saldo fra ottimisti/pessimisti per la produzione, negativo da 9 trimestri, è pari a -10,1%), soprattutto automotive e metallurgia; negative le attese anche per tessile-abbigliamento (-10,0%), gomma-plastica (-4,9%), manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc. -15,7%). Positive le attese per cartario-grafico (+24,1%) alimentare (+7,9%), edilizia e impiantisti (rispettivamente +1,3% e +18,2%). Stabilmente espansivo il clima di fiducia nel terziario, grazie ad una minore esposizione alle oscillazioni dei mercati esteri di questo periodo storico. Tutti i comparti esprimono attese favorevoli, pur con diversa intensità. Particolarmente positive le attese per ICT (+20,8%) e trasporto di merci e persone (+25,0%).
Com’è facilmente intuibile, dato il contesto internazionale, la positività delle attese è inversamente proporzionale alla quota di export sul fatturato: le aziende che esportano poco hanno attese sulla produzione più ottimistiche (+6,4% per le aziende che esportano una quota inferiore al 10% del fatturato). Negative le attese per tutte le altre classi: meno 1,3% per le imprese che inviano all’estero dal 10 e 30% del fatturato, meno 3,2% per quelle che esportano il 30-60% e meno 9,5% per quelle che esportano oltre il 60%. Infine, calano ulteriormente i timori sull’aumento dei prezzi di materie prime, energia e logistica (con saldi in diminuzione, rispettivamente di 3,9, 3,1 e 3,7 punti percentuali).