A Ghemme, nell’accogliente ospitalità di Spazio E, il 18 luglio ha aperto una nuova, duplice, mostra d’arte: “Polvere e poesia”, che accosta opere di pittura e scultura, realizzate da Sima Shafti e Amir Sharifpour, due artisti iraniani di nascita e italiani d’adozione, che nel 1998 hanno scelto di trasferirsi in Italia, “patria dell’arte”, frequentando l’Accademia d’Arte a Bologna e poi stabilendosi a Ferrara, dove, nel 2006, hanno aperto un loro studio d’arte, chiamato simbolicamente: “Il melograno”.
L’allestimento, articolato in tre spazi comunicanti, è stato curato dalla titolare dello Spazio Enrica Pedretti: all’ingresso il visitatore viene avvolto da colori e volumi, pesci, alberi, foglie, cipressi che si rivelano essere le “Città dimenticate”, plasmate in terracotta, gesso, scolpite nel legno, con scale per scoprirle e raggiungere le porte d’ingresso, sempre collocate nella parte superiore, che richiedono uno sforzo di ascesa dell’anima, oltre che del corpo; saliti i gradini la sala centrale è interamente dedicata alla natura, con città di vegetazione, un albero della vita in cui dalle foglie germogliano visi, un loto che proietta luce, legno bruciato lavorato come un alveare operoso. L’ultima sala, chiamata del Camino per questa presenza che dà calore all’amicizia alla condivisione, è quella della “poesia”, che caratterizza ogni opera pittorica, valorizzando il materico attraverso sovrapposizioni, creando superfici che ospitano alfabeti fantastici che si leggono solo con l’anima, e opere scultoree evocative, mai didascaliche, sulle quali aleggia l’eco delle scritture cuneiformi della mezzaluna fertile, opere intriganti, leggere, evanescenti, che invitano ad entrare in un mondo particolare, seguendo la scia di “polvere” della ricerca, sedimentata nei sentimenti che riaffiorano in modo poetico e metaforico.
“Le città invisibili” di Italo Calvino, sono strutturate come relazioni fatte da Marco Polo al Kublai Kan, sui luoghi lontani visitati, incentrate sui pensieri, in cui: “I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi: il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà”.
La presentazione, ampia e profonda, è stata curata dall’artista Marina Chiocchetta, come un invito al viaggio di scoperta dei due artisti e del loro mondo di opere “senza tempo” o meglio “oltre il tempo”, contemporanee e antiche, non necessariamente legate ad un luogo fisico, ma ad una categoria dello spirito, che invitano a riscoprire ciò che era stato dimenticato, attraversando i giardini onirici di Sima e le vie intrecciate òdi Amir, guidati da una grafia fatta di nostalgie e di futuro, per conquistare: “Uno spazio da poter condividere senza prevaricazioni. Questo, in fondo, è il solo paese che ci assomiglia tanto”.
La mostra sarà visitabile fino al 14 settembre 2025, da giovedì a domenica, ore 12 – 22, presso Spazio E, Via Interno Castello n. 7, a Ghemme.