Graffino: «Torino può ripartire con i giovani imprenditori»

Per essere competitiva in Europa e nel resto del mondo, l’Italia ha bisogno di creare nuove imprese, di dare spazio a start-up e nuova imprenditorialità. Ne abbiamo parlato con Barbara Graffino, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Indu

Loredana Polito 11/12/2024
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A Torino l’imprenditoria ha solide radici, grazie anche al lavoro portato avanti negli anni dalle associazione datoriali e dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali. Un legame forte, come testimonia negli ultimi giorni la donazione all’Università degli Studi di un «Toh», una scultura di Nicola Russo ispirata alla celebre fontanella toret, simbolo del capoluogo piemontese, da parte dei Giovani Imprenditori, che hanno anche da poco organizzato la quarantesima edizione del loro ‘Concerto di Natale’, con l’esibizione degli artisti Jack Savoretti e Natalie Imbruglia alle Ogr Torino, di cui abbiamo scritto sulle pagine del nostro quotidiano.

Iniziative organizzate nell’anno che vede Torino ‘Capitale della cultura d’impresa’, proprio per stimolare la nascita di nuove realtà imprenditoriali, per avvicinare ragazze e ragazzi al mondo dell’impresa.

Ne abbiamo parlato con Barbara Graffino, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Torino.

Quale ruolo possono avere i giovani imprenditori per Torino?

«Possono essere un buon motore propulsivo, un solido nucleo da cui far ripartire la città, a cominciare dall’innovazione, per riaccendere traiettorie di sviluppo per il nostro territorio. Devono essere loro stessi da stimolo per tutti e tutte, portando avanti le proprie idee. Credo molto che l’imprenditore e l’imprenditorialità siano necessari in questi tempi incerti, in cui è richiesta una grande capacità di adattamento, in cui sono in corso molte transizioni. E i giovani, per la loro stessa natura, sono maggiormente propensi al cambiamento, hanno voglia di fare cose nuove: l’imprenditore ha creatività e capacità di trovare soluzioni diverse a problemi nuovi».

Come avvicinare i giovani a fare impresa? Come stimolare l’imprenditorialità?

«Nel percorso scolastico e nell’orientamento difficilmente si parla di start-up e di creazione di impresa: sarebbe invece necessario farlo. In passato, l’azienda si tramandava, oggi invece bisogna avere la capacità, la voglia di mettersi in gioco. Per stimolare i giovani abbiamo anche organizzato un hackaton, lo ‘Start Hack’, e abbiamo realizzato cinque video podcast con imprenditori di settori differenti, per fare capire che fare impresa si può, anzi si deve. Servono nuove imprese, perché l’Italia non rimanga indietro nella competizione con l’Europa e con il resto del mondo».

Che ruolo possono avere gli imprenditori ‘tradizionali’?

«Gli imprenditori ‘senior’ possono raccontare come hanno fatto le proprie scelte, ma anche cosa hanno studiato e, soprattutto, dove hanno sbagliato, le fatiche che hanno affrontato per arrivare al successo. Devono poi però lasciare campo libero e fare in modo che i giovani possano seguire la propria strada».

Come favorire il ricambio generazionale?

«Tra le varie iniziative messe in campo, abbiamo anche proposto uno ‘Start-up Boost’ per favorire il networking, per fare ‘matching’ tra start-up che vogliono testare un’idea con aziende dell’Unione Industriali. Le aziende già strutturate possono sostenere così la creazioni di nuovi mercati».

Non c’è però solo il profitto per i Giovani Imprenditori: avete avviato anche importanti progettualità sociali.

«L’imprenditore ha anche una grande responsabilità sociale. La società deve crescere insieme a noi, lo sviluppo deve passare dall'inclusione. Per questo motivo, abbiamo raccolto risorse per sostenere il Fondo Musy che supporta tirocini e favorisce il re-inserimento lavorativo delle persone prive della libertà personale. È un modo per unire impresa e sociale. Abbiamo già portato al lavoro una ventina di persone. Abbiamo strutturato un modello che può solo crescere. Faremo un convegno a marzo 2025 per raccontare la nostra esperienza e cercare di replicarla altrove».

Le Settimane della Sicurezza, promosse in questo periodo dall’associazione Sicurezza e Lavoro per ricordare la strage della ThyssenKrupp e il crollo della gru di via Genova, ci ricordano che è fondamentale tutelare salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

«Anche in questo campo, la parola chiave deve essere sempre responsabilità. Facciamo molto per favorire la formazione e la sicurezza nei luoghi di lavoro, per mettere le persone nelle migliori condizioni, in modo che possano vivere serenamente il lavoro, parte importante della vita di ognuno. Come Giovani Imprenditori crediamo nella cultura della salute e sicurezza sul lavoro, senza se e senza ma. Tutelare i dipendenti è un pensiero costante, o almeno dovrebbe esserlo, nella testa di ogni imprenditore, ogni giorno».

Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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