La Fondazione Merz porta a Torino la seconda edizione di Push The Limits

Un progetto espositivo che n questo secondo appuntamento continua a indagare il linguaggio e la creatività contemporanea

Elena Marchisio 09/10/2025
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La Fondazione Merz a Torino presenta la seconda edizione di Push the Limits, un progetto espositivo che, potenziando la ricerca, in questo secondo appuntamento continua a indagare il linguaggio e la creatività contemporanea con artiste di generazioni e provenienze differenti che fanno del superamento e della trasformazione dei limiti imposti e supposti la propria grammatica artistica.
 
Push the limits la cultura si sveste e fa apparire la guerra, propone l’incontro con pratiche, linguaggi e ricerche di 19 artiste - Heba Y. Amin, Maja Bajević, Mirna Bamieh, Fiona Banner, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Latifa Echakhch, yasmine eid-sabbagh, Cécile B. Evans, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Emily Jacir, Jasleen Kaur, Katerina Kovaleva, Teresa Margolles, Helina Metaferia, Janis Rafa, Zineb Sedira, Nora Turato - protagoniste con opere inedite, già realizzate o ricontestualizzate appositamente per gli spazi della Fondazione.
 
A cura di Claudia Gioia e Beatrice Merz, aperta da lunedì 27 ottobre 2025 a domenica 1° febbraio 2026, il progetto muove dall’idea dell’arte come rigenerazione e capacità di formulare pensieri e parole laddove le urgenze del presente sembrano invece spingere verso la ripetizione e la rassegnazione verso l’immobilismo.
 
Il titolo, Push The Limits la cultura si sveste e fa apparire la guerra, ricerca l’attitudine dell’arte di porsi costantemente al limite per spostare l’asse del pensiero, della percezione e del discorso, per immettere nuove soluzioni e letture del nostro tempo. In questa seconda edizione, la mostra approfondisce il suo ruolo di fronte alla narrazione ufficiale, che prova a normalizzare le conseguenze devastanti dei conflitti e delle distruzioni, e al mutismo della politica. «Mezzi e fini si avvolgono su di loro e come risultato si ha solo quello di non capire più quali siano i fini», spiegano le curatrici.

Con l’intenzione di porsi come catalizzatore delle istanze e delle tensioni del nostro tempo, la Fondazione propone un progetto collettivo la cui sostanza narrativa trae ispirazione dalla maledizione lanciata per voce di William Shakespeare a Riccardo III, per evidenziare come oggi il linguaggio non abbia ancora trovato una nuova formula da sostituire alla maledizione: forme e modi si sono fatti più sofisticati, ma la sostanza non è mutata.
 
Tra le artiste presenti nella prima edizione di Push The Limits, Barbara Kruger affermava la valenza della relazionalità come qualità costitutiva dell’azione. Questo principio, estendibile a ogni aspetto della vita umana e politica, conduce alla creazione di qualcosa di inedito che esprime libertà, all’origine delle azioni collettive e che poggia necessariamente su una plurale interdipendenza.

Hanna Arendt vedeva in questo tipo di azione collettiva un principio estetico, che si esprime nell’esecuzione e nella libertà con cui si formulano parole e forme nuove in risposta alle circostanze storiche e alle crisi del proprio presente.

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