Far volare la rondine: il Consiglio fa quadrato sul tema del disagio giovanile

Il prof. Abbona: "insegnare a gestire il conflitto"

18/03/2025
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Due ore di discussione, proposte, idee, fotorafie di una situazione che un po’ preoccupa. Un Consiglio comunale forse mai così partecipato – almeno, non da un po’ di tempo a questa parte – per guardarsi negli occhi e cercare di capire, oltre a pensare a soluzioni, in materia di bullismo, violenze, disagio giovanile. Un bel momento – a nostro avviso – innanzitutto perché è l’esempio di come un’istituzione come il Consiglio comunale possa anche mordere il freno su scadenze, incombenze, burocrazie imperanti, per fermarsi un attimo e confrontarsi su tematiche stringenti, serie (non che le altre non lo siano eh), concrete. Invitando anche “esperti de problema” estranei all’Amministrazione e all’agone politico  - perché in questi frangenti il rischio di cadere nella retorica e nella demagogia fine a se stessa un po’ c’è – a dire la sua. 
Nel corso di questo approfondimento in apertura di Consiglio sono intervenuti un po’ tutti: il presidente del Consiglio Elio Tomatis (che ha ripercorso l’evoluzione dei vari modelli educativi dal Dopoguerra in poi, esortando a “fare rete, tornando la più presto al tavolo delle Politiche sociali), il sindaco Luca Robaldo (“Mondovì è una città sicura. La sanzione non è sempre la soluzione: dobbiamo riappropriarci degli spazi pubblici, ed appoggiare sia la Scuola che le figure genitoriali”). Non ché gli assessori Botto (“È necessario un nuovo modello educativo e percorsi condivisi con la Scuola perché spesso i genitori si dicono impreparati ai percorsi educativi che oinvolgono i figli”), Bertazzoli (“I due istituti comprensivi di Mondovì hanno organizzato incontri pubbli per i genitori dedicati al cyberbullismo” e Terreno (“A questo percorso possono partecipare anche i giovani, che hanno voglia e bisogno di sentirsi considerati”). Successivamente è stata la volta dei consiglieri comunali: sia dal Centro-destra con Rocco Pulitanò (“Già lo scorso anno avevamo presentato un’interrogazione sul bullismo, purtroppo è un fenomeno concreto. Potremmo creare un pool di esperti in affiancamento permanente al Tavolo delle politiche sociali e giovanili) ed Enrico Rosso (Attenzione all’indifferenza: sembra che non esista più la percezione del rischio, ed anche il rispetto della persona, forse dovuto a troppa tecnologia. Come Amministrazione possiamo supportare il mondo della scuola per accompagnare i ragazzi in un percorso proprio di “riconoscimento del rischio”); sia dal Centro-sinistra con Davide Oreglia (“A Mondovì c’è tanto di buono, serve un progetto che sostenga l’agio giovanile”) e Laura Gasco (“La nosra proposta è quella di attivare un Centro giovani permanente”). Attivi anche i consiglieri di maggioranza con gli interventi di Marco Bellocchio (“Mondovì è vista all’esterno come paese sicuro e vivace, per gli episodi negativi non c’è un solo responsabile, vuol dire che non è stata fatta prevenzione in modo corretto”), Davide Blengini, Erika Chiecchio, Guido Bessone (“Gli episodi di bullismo c’erano anche in passato, ciò che è cambiato è la fragilità dei giovani”) e Cecilia Rizzola (“È venuta meno l’autorità genitoriale, e in più dobbiamo reimparare a rispettare l’autorità degli insegnanti).
Più che tante parole scritte su carta, invitiamo comunque gli interessati a rivedere lo streaming Facebbok della seduta per apprezzare appieno tutti gli interventi.

Monica Abbona
e il Progetto Rondine
Ciò su cui vogliamo maggiormente concentrarci è l’intervento dell’esperta, ossia la prof. Monica Abbona, che è intervenuta in consiglio raccontando l’esperienza del Progetto Rondine. “Un’esperienza partita tre anni fa ai Licei di Mondovì, primo esperimento in Piemonte, tredicesimo in tutta Italia, Rondine mette a confronto le realtà scolastiche sul tema del ‘conflitto’. L’Associazione, ‘Rondine Cittadella della Pace’, candidata nel 2015 al premio Nobel per la Pace, ha tracciato un percorso che oggi è avviato e consolidato nell’azione sulle classi terza, quarta e quinta nel Liceo delle Scineze umane, con una ventina di docenti adeguatamente formati ed una sessantina di ragazzi”. Tema appunto la gestone del conflitto, “che può portare alla guerra, ma anche no, può essere l’occasione per liberare energie nuove e positive. Il metodo è stato elaborato partendo dai conflitti veri e propri, da esperienze di paesi che sono in guerra, è stato monitorato da alcune università italiane e all’estero, studiato dalla comunità scientifica, ed oggetto di sperimentazione”.
La prof. Abbona si è poi inoltrata in una proposta dai risvolti concreti: “Dal piano scolastico è possibile arrivare al piano sociculturale, in modo che Mondovì possa essere luogo per aggregare forze del tertitorio, i progetti migliori, le menti più visionarie. Sarà possibile ad esempio siglare un protocollo d’intesa con la Cittadella della pace rondine - lo ha fatto ad esempio la città di Udine - per la diffusione del metodo, per la trasformazione creativa del conflitto. È sicuramente una sfida”. 
E dal punto di vista delle azioni concrete? “Il tavolo di lavoro programmatico già c’è. Si potrebbe inoltre generare un ‘punto di raccolta’ di idee e di ascolto di agi e disagi, utilizzando ad esempio il Campus del CFP (creato nel 2024) come luogo di formazione, che coinvolgerebbe i venti insegnanti formati al Metodo Rondine, ma anche i ragazzi che potrebbero fare educazione tra pari. Gli obiettivi: promozione di una cittadinanza coinsapevole, diffusione di percorsi di educazione a pace e dialogo, campagna di sensibilizzazione di attività che valorizzi quello che c’è”.
Conclusione all’insegna della speranza: “Vorrei che in questa ‘casa comune’, cuore pulsante di Mondovì, si provasse a considerare questa opportunità di creare un’incubatrice culturale e sociale, dove ciò che è disarmonico può trovare un accordo”.
Un sentiero è tracciato, Mondovì potrebbe diventare città pilota per un genere di esperienza di questo tipo?

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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