Undici misure cautelari per la rivolta al carcere minorile di Torino

Sono state eseguite in diverse carceri italiane, dove i giovani sono stati trasferiti dopo la sommossa avvenuta all’istituto «Ferrante Aporti» del capoluogo piemontese lo scorso agosto. L'accusa è per devastazione e saccheggio

Carlo Santori 15/09/2024
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Dopo la drammatica rivolta dello scorso agosto al carcere minorile di Torino, che aveva rischiato di trasformarsi in un’evasione di massa, sono arrivati i primi provvedimenti.

Sono state infatti eseguite undici misure cautelari in carcere per i giovani detenuti coinvolti nella sommossa all’istituto ‘Ferrante Aporti’ del capoluogo piemontese.

Secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa, si tratterebbe dei presunti organizzatori e dei principali autori delle violenze avvenute all'interno della struttura detentiva, che nell’occasione era stata seriamente danneggiata.

L'accusa formulata nei confronti degli undici giovani da parte del sostituto procuratore del Tribunale dei minori di Torino, Davide Fratta, sono per il reato di devastazione e saccheggio.

Ad alcuni dei minori sono state contestate anche la violenza e la resistenza a pubblico ufficiale.

Le misure cautelari, emesse dalla gip Roberta Vicini, sono state eseguite in diversi carceri minorili italiani, dove i presunti rivoltosi erano subito stati trasferiti dopo i fatti.

Le violenze all'interno del Ferrante Aporti di Torino scoppiarono la sera tra il 1° e il 2 agosto scorso. I giovani diedero vita a violenti disordini, appiccando incendi e distruggendo celle e aule. Alcune immagini di quanto stava accadendo nel carcere minorile vennero anche pubblicate su Tik Tok , grazie all'uso illegale da parte dei detenuti di smartphone.

Diciotto giovani erano finiti sotto inchiesta per la rivolta, che soltanto grazie al tempestivo intervento della Polizia penitenziaria, che richiamò in servizio anche gli agenti liberi, non si trasformò in un'evasione di massa.

Intanto ci sono novità per le carceri piemontesi.

Da lunedì prossimo, la direttrice del carcere di Novara sarà responsabile anche dell’istituto penitenziario di Biella.

La notizia è stata data da una delegazione dei Radicali, che ha visitato ieri mattina la struttura detentiva novarese, composta da Igor Boni, Silvja Manzi e Giovanni Auteri, accompagnati anche da Chiara Tordi ('Più Europa' sezione di Novara), Fabio Mariani (Partito Socialista italiano) e Renzo Stievano presidente associazione 'Il Solco'.

All'uscita dall’edificio di via Sforzesca, Silvja Manzi ha fornito alcuni dati: «Su 166 reclusi, 138 sono definitivi e 28 in attesa di giudizio, il che significa che dovrebbe essere una casa di reclusione, con tutto quello che prevede una casa di reclusione, invece è una casa circondariale che si trova a gestire un numero in maggioranza di detenuti definitivi, con tutto quello che questo comporta».

«Le criticità – ha spiegato – sono specifiche: la mancanza di mediatori culturali e mediatori linguistici, perché c'è una forte presenza di stranieri e molti di loro non parlano l'italiano».

«Vi è la mancanza di docce all'interno delle camere e di acqua calda – ha continuato Manzi – e le stanze ospitano quattro o cinque detenuti. Sarebbe utile anche un presidio fisso di psicologi».

«Altra criticità – ha sostenuto – è quella dell'organico della Polizia penitenziaria, un problema comune a tutti gli istituti». «La presenza di 166 detenuti su una capienza di 157 – ha precisato – rientra nel sovraffollamento.

«Quello che abbiamo visto è una situazione che può essere definita il meno peggio in Piemonte, il che non significa che vada bene» – ha concluso la portavoce radicale.

Infine, sulla doppia direzione carceraria tra Novara e Biella, Igor Boni ha aggiunto: «Ogni carcere deve avere un suo direttore: impensabile dirigere strutture di questa complessità a tempo parziale».

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