«Guardi i topi, guardi i topi!». Per documentare il degrado che regna nel carcere di Torino, Gerardo Romano, sindacalista del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, mostra da un telefonino una fotografia alla senatrice del Partito Democratico Anna Rossomando.
L’occasione è il presidio che lunedì mattina, nel capoluogo piemontese, il sindacato ha allestito davanti alle ex Ogr in concomitanza con la cerimonia di insediamento del nuovo Consiglio regionale del Piemonte.
«Le nostre carceri – dice Romano – sono un disastro, ma la politica ci ha abbandonati. I detenuti spadroneggiano, le aggressioni agli agenti sono continue. Ad Asti comanda la criminalità organizzata, ci sono state rivolte a Cuneo, Aosta, Vercelli, a Torino la protesta è durata otto lunghissimi giorni».
Gerardo Romano ha lanciato la provocazione: «Il carcere di Torino brulica di blatte e pantegane. Dovrebbe essere abbattuto». Tra gli esponenti politici che si sono trattenuti a confrontarsi con i sindacalisti ci sono stati il governatore Cirio e i consiglieri regionali Daniele Valle (Pd) e Roberto Ravello (Fdi), il quale, quando si è sentito dire che «il sottosegretario Delmastro ha raccontato un sacco di balle», ha risposto «siamo al Governo da poco e stiamo facendo il possibile alla luce della situazione che abbiamo ereditato, ma vi portiamo nel cuore perché il servizio che rendete alla comunità è inestimabile».
Anna Rossomando, che un paio di volte ha dato origine a un siparietto con gli interlocutori («sono senatrice, non senatore»), ha ascoltato le doglianze degli agenti e le ha comunicate per telefono al suo staff. «Sappiamo – ha spiegato agli interlocutori – quanto è difficile la condizione dei lavoratori della polizia penitenziaria, ma vediamo che a volte l’argomento viene strumentalizzato. Dobbiamo insistere sulla liberazione anticipata e sulle misure alternative alla detenzione. E su tanto altro dobbiamo discutere. Ma sono temi su cui non ci si può dividere».
Proprio i parlamentari torinesi del Pd Rossomando e Giorgis hanno poi attaccato: «Durante l’incontro avuto a margine della manifestazione del sindacato Osapp a Torino sono state confermate tutte le nostre preoccupazioni rispetto all’inconsistenza delle misure previste dal Decreto Carceri. Dai numeri del turnover nel periodo 2022-2024, infatti, a fronte di oltre 5mila pensionamenti, il complesso delle immissioni ad oggi previste non coprirebbe neanche la già insufficiente situazione attuale. In questo contesto le mille nuove assunzioni indicate dal Decreto, spalmate nel 2025 e nel 2026, non sortiranno effetti significativi per una condizione di sotto organico che riguarda anche psicologi, educatori e personale sanitario e che aggrava le carenze trattamentali, amplificando la denuncia di insicurezza sul lavoro che ci è stata ribadita dai rappresentanti sindacali. Restiamo convinti che diverse misure contenute nei nostri emendamenti al Decreto, come i domiciliari nei casi di una pena residua non superiore ai 18 mesi, l’aumento delle telefonate per i detenuti, l’ampliamento delle misure alternative e dei giorni di liberazione anticipata, sarebbero interventi molto significativi per alleggerire la grave situazione, destinata ad aggravarsi ulteriormente nel corso della stagione estiva. Ribadiamo dunque il nostro appello a tutte le forze politiche in Parlamento. In questo decreto c’è poco e niente: riempiamolo di misure utili, perché l’emergenza è oggi e il numero dei suicidi in carcere lo dimostra drammaticamente».
Nei giorni scorsi era stato Ivan Scalfarotto, capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, a denunciare una situazione molto difficile: «É la più lunga protesta che il carcere di Torino abbia mai vissuto: otto giorni consecutivi di rivolta e altri due agenti feriti. Siamo a 39 nel 2024 solo alle Vallette. Il Governo avrebbe pure creato il Gio, Gruppo di Intervento Operativo, sul quale nutriamo pesanti dubbi da sempre e che infatti a Torino, possiamo dire per fortuna, ancora non si è visto. La verità è che siamo in presenza di un sistema carcerario ormai al collasso, con strutture fatiscenti, sovraffollate e prive dei requisiti minimi di sicurezza e vivibilità lavorativa per il personale sottodimensionato», ha dichiarato l’onorevole.