Dieci luoghi comuni sulla violenza maschile sulle donne, più uno che idealmente li racchiude tutti: «Io sono un uomo ma non sono come quelli, è una questione che non mi riguarda». È stata Anna Ronfani, avvocata penalista e presidente dell'associazione Telefono Rosa, a mettere in fila uno dietro l'altro tutti i cliché cui ci si affida per sminuire o addirittura declinare in chiave negazionista l'esistenza del fenomeno.
L'occasione è stata la prima delle 'Giornate delle Legalità', un ciclo di incontri e iniziative culturali (in programma a Torino da oggi fino al 5 ottobre) dedicato quest'anno al tentativo di «smontare i pregiudizi e le false credenze che minano la percezione del diritto».
L'evento inaugurale, intitolato ironicamente «È stato solo un raptus», ha avuto per cornice l'aula magna del Palazzo di giustizia. Ronfani, davanti a circa 650 studenti delle scuole superiori, ha illustrato il «decalogo dei luoghi comuni» abbinando a ciascuno di essi la rispettiva confutazione.
Un esempio sono affermazioni come «i violenti sono solo gli alcolisti, i drogati e i malati di mente», o come «la violenza c'è soprattutto fra stranieri»: falso, secondo la presidente, visto che dai dati in possesso dell'associazione emerge che gli italiani sono coinvolti nel 70% dei casi.
Ma poi ci sono gli stereotipi che ruotano intorno alla vita di coppia e che insistono sulla vittimizzazione della donna: «Se lui ha agito così è perché lei avrà fatto qualcosa», oppure «se la situazione fosse stata così grave lei lo avrebbe lasciato». Per arrivare fino a quelli che pretendono di giustificare ogni forma di violenza con una (inesistente) differenza di tipo antropologico: «È normale che succedano certe cose, l'uomo è per natura più aggressivo della donna». «In realtà - ha spiegato la penalista - la 'natura' non c'entra: la questione è sociale e culturale».
Con Ronfani è intervenuto Nicodemo Gentile, avvocato di parte civile nel processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Contributi sono stati portati dai magistrati Lucia Musti (procuratore generale del Piemonte), Chiara Canepa (per l'Anm) e Flavia Panzano (giudice di Corte d'appello) con la vicesindaca Michela Favaro.