Liguria: l'ex governatore Toti patteggia due anni

Raggiunto l'accordo con la procura: farà 1.500 ore di lavori socialmente utili. "Se far investire gli imprenditori è reato, la politica s'interroghi"

Monica Bottino 14/09/2024
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Quattro anni di intercettazioni, pedinamenti e maxi inchiesta con migliaia di pagine scritte, che hanno portato all’arresto dell’ex governatore della Liguria Giovanni Toti, lo scorso 7 maggio - e la misura dei domiciliari - si concludono con un patteggiamento. Poco più di due anni che l’ex presidente della Regione sconterà fuori dal carcere e facendo lavori socialmente utili per 1.500 ore. Sul piano economico circa 84mila euro confiscati. Un colpo di scena, quello di ieri, che ha scosso un po’ la scena genovese e ligure, mentre a sinistra (ma anche nel centrodestra) si sta ancora metabolizzando la discesa in campo di Marco Bucci, sindaco di Genova, come candidato presidente di Regione. Il patteggiamento, misura prevista dal codice penale, consente all’imputato e alla procura che lo accusa, di giungere a un accordo sulla pena da scontare. L’articolo 444 del codice di procedura penale dice che «L’imputato e il pubblico ministero possono chiedere al giudice l’applicazione, nella specie e nella misura indicata, di una sanzione sostitutiva o di una pena pecuniaria, diminuita fino a un terzo, ovvero di una pena detentiva quando questa, tenuto conto delle circostanze e diminuita fino a un terzo, non supera cinque anni soli o congiunti a pena pecuniaria». In sostanza con il patteggiamento l’imputato ottiene uno sconto della pena fino al limite di un terzo, ma rinuncia anche a far valere la propria innocenza. I codici di procedura penale avvisano che non si tratta di un’ammissione di colpa, o comunque il patteggiamento non potrebbe essere utilizzato, per esempio, per una richiesta danni in un processo civile. 
Giovanni Toti ha scelto questo accordo, spiegandone ieri le ragioni. «Un accordo con la procura vuol dire trovare una mediazione con le loro accuse - ha detto l’ex governatore - Dopo quattro anni di inchieste, intercettazioni e pedinamenti si risolve in qualcosa di molto derubricato rispetto a quello di cui venivamo accusati». I reati patteggiati sono corruzione impropria e finanziamento illecito. Sull’accusa di voto di scambio il legale Savi ha detto che si aspetta un’archiviazione. «Resta quel reato di contesto definito corruzione impropria, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, un’accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni» ha voluto precisare l’ex governatore.  «A questo si è giunti, a fronte di una contestazione iniziale che era quella di reato di corruzione per atti contrari al dovere d’ufficio - dice ancora Toti - e comunque a fronte di una contropartita (in denaro, finanziamenti al partito di Toti, ndr) che è sempre stata ricevuta lecitamente e tracciata, così come la legge prevede». «Se parlare con le imprese e portarle ad investire vuol dire commettere reato... beh... è un tema legislativo sul quale la politica dovrà interrogarsi. Per quanto ci riguarda noi non abbiamo ammesso nessuna colpa». Stefano Savi, il legale di Toti, ha chiarito che si è giunti all’accordo con la procura per una scelta «personale, umana, di futuro di Toti». Insomma, il patteggiamento è per chiudere qui la vicenda. Anche l’imprenditore Aldo Spinelli sta valutando il patteggiamento. «Abbiamo ricevuto una proposta dalla procura - spiega l’avvocato Sandro Vaccaro che lo assiste insieme ai colleghi Andrea Vernazza e Francesca Pastore - e dobbiamo fare una serie di considerazioni. Decideremo entro domenica». La pena proposta si aggirerebbe intorno ai tre anni anche per lui come per l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. I legali di quest’ultimo, Mario ed Enrico Scopesi, hanno concordato con la procura una pena di tre anni e cinque mesi e una confisca di poco più di 100 mila euro oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Anche in questo caso sarà il giudice per l’udienza preliminare ad accogliere la richiesta.
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