Trenta pagine per non liberare Toti

Il giorno dopo l'istanza di liberazione, la procura di Genova chiede il processo immediato che lo terrebbe ai domiciliari

Diego Pistacchi 31/07/2024
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Giovanni Toti
Non ci sono più motivi per tenere Giovanni Toti e Aldo Spinelli ai domiciliari, probabilmente neppure più Paolo Emilio Signorini. E la procura ne propone subito uno, I pm chiedono al  collega della magistratura giudicante di poter processare i tre indagati con il rito immediato, che azzera i tempi delle misure preventive e tiene coloro che dovranno essere giudicati,  confinati nelle rispettive abitazioni.
Quando c’erano state le prime richieste di revoca dei domiciliari, il «no» era stato giustificato dalla procura dicendo che l’inchiesta era ancora molto lunga, che c’era il rischio di inquinare le prove perché mancavano ancora molti testimoni da interrogare. Ora che Toti si è dimesso e non può più né reiterare il reato, né inquinare le prove dopo che il Tribunale del Riesame ha smontato le tesi dei pm sul punto, l’indagine non è più così lunga, i magistrati sostengono di avere già tutto ciò che serve per inchiodare gli accusati.
Il materiale con cui la procura è pronta a sostenere il processo è contenuto in 30 pagine depositate al gip, contenenti  35 testimoni, 44 dispositivi elettronici (tra telefonini, computer, hard disk e chiavette), l’elenco delle intercettazioni di cui si chiederà la trascrizione e 28 informative della guardia di finanza. L’importante è processare Toti, Spinelli e Signorini. Non gli altri, non chi ha sul groppone accuse di favoreggiamento della mafia, non chi ha le accuse peggiori dalle quale è originato tutto. Le richieste dei pm di giudizio immediato sono solo per i tre indagati eccellenti.
C’è anche un motivo tecnico alla base di questo. Per avere il giudizio immediato occorre che gli indagati siano sottoposti a misure cautelari privative della libertà personale. Ecco perché gli altri coinvolti nell’inchiesta non potrebbero essere trattati allo stesso modo. Resta il fatto che il processo verrebbe celebrato chiamando in causa tre sole figure, escludendo tutte le altre comunque coinvolte nelle stesse ipotesi di reato.
La decisione è tutta nelle mani del gip Paola Faggioni, la stessa che fino a questo momento ha ricalcato nelle proprie ordinanze tutte le posizioni della procura, anche quelle che sono venute meno di fronte al giudizio del Tribunale del Riesame che pure non è stato tenero con Toti e Spinelli. In questi giorni diverse testate sono anche in pressing nel sostenere che i difensori di diversi indagati (non si sa peraltro quali) sarebbero intenzionati a presentare (o ad accettare) proposte di patteggiamento, Un rito che non prevede formalmente l’ammissione di responsabilità da parte dell’imputato, ma che azzera di fatto il processo e consente di ottenere una pena assai ridotta a quella cui si potrebbe rischiare di andare incontro. Passaggio che comunque servirebbe a snellire tutto, concentrando l’attenzione solo sui tre indagati «interessanti», per di più facendo credere che gli altri non vedevano l’ora di chiudere ogni questione perché colpevoli, Ogni eventuale assoluzione o addirittura proscioglimento prima del processo per altri protagonisti dell’inchiesta produrrebbe ovviamente l’effetto contrario, alimentando anche nell’opinione pubblica il dubbio di ipotesi accusatorie meno forti.
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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