Welfare aziendale, in Liguria piace a un’impresa su due

Un’indagine di Agenzia Generali di Genova analizza le risposte di 142 Pmi: il 53% lo integra rispetto a quanto previsto dal Ccnl

Monica Bottino 03/10/2024
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Quanto conta il welfare nelle piccole e medie aziende liguri? Abbastanza, almeno a considerare i dati raccontati dall’Agenzia Generali di Genova, con sede in piazza Dante, che ha commissionato nel luglio scorso l’indagine «Welfare Index Pmi Liguria», in collaborazione con la Business Unit Health & Welfare di Generali Italia, per indagare il livello di welfare delle aziende liguri e coinvolgendo 142 realtà del territorio.L’indagine è stata presentata durante un convegno che si è svolto nei giorni scorsi, a cui hanno preso parte Francesco Bardelli chief Health & Welfare and Connected Business Development officer e ceo Welion di Generali Italia, Barbara Ambrogioni responsabile Health& Welfare Services and Marketing di Generali Welion, Carlo Tenderini agente generale dell’Agenzia di Genova Piazza Dante. La maggior parte delle imprese raggiunte dal sondaggio (il 59%) ha sede a Genova. Il campione è ben rappresentativo di tutte le dimensioni aziendali e di ogni settore produttivo anche se si registra una maggioranza di Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro in quelli del commercio (31%), del metalmeccanico (15%) e del terziario (13%). Delle aziende intervistate, il 53% attua iniziative di welfare integrative rispetto a quelle previste dal Ccnl, una tendenza che cresce al crescere delle dimensioni dell’azienda (72% grandi aziende vs 28% micro-aziende) e il 50% delle stesse dedica le misure di welfare a tutta la popolazione aziendale. Inoltre, il 33% delle aziende intervistate si rivolge a figure professioniste dedicate alla gestione delle iniziative di welfare aziendale, fra cui emergono i welfare manager - previsti principalmente nelle grandi aziende intervistate - e gli specialisti delle risorse umane e relazioni sindacali. «Molte aziende liguri stanno già adottando iniziative di welfare per supportare i propri dipendenti, ma siamo ancora molto distanti dagli standard italiani - ha commentato Carlo Tenderini - Il welfare aziendale non è più solo un’opzione, ma una necessità strategica per migliorare il clima aziendale e il coinvolgimento dei lavoratori, ma in ciò le aziende vanno supportate». Le iniziative di welfare aziendale più diffuse riguardano previdenza, sanità integrativa, coperture assicurative ed erogazione di premi di produttività mentre le iniziative come le piattaforme di flexible benefits presentano ampi margini di diffusione anche perché attraverso questo strumento, le imprese possono ottimizzare i costi, godere di benefici fiscali e migliorare la propria competitività sul mercato del lavoro. 
In prospettiva futura, tra le misure di maggior interesse spiccano la conciliazione vita-lavoro e il sostegno economico ai lavoratori, tramite strumenti come i buoni pasto, gli alloggi gratis o a prezzi agevolati, i rimborsi dei mezzi pubblici o convenzioni. Inoltre, sono oltre l’80% le imprese liguri che hanno intenzione di incrementare o mantenere le attuali risorse impiegate nel welfare aziendale nei prossimi 3-5 anni e, tra queste, il 53% del campione ha intenzione di incrementare le risorse e gli investimenti dedicati all’evoluzione dei piani di welfare. «Come Generali ci stiamo muovendo con grande attenzione verso nuovi modelli di welfare aziendale, per tenere fede all’ambizione di essere partner di vita delle persone e della comunità in cui operiamo», ha aggiunto Francesco Bardelli. Insomma, oggi chi fa impresa deve tenere conto del benessere dei dipendenti, anche sotto il profilo psicologico e fisico. Un dipendente «curato» lavorerà meglio e produrrà di più. La nuova filosofia è questa. E chi ne tiene conto avrà un vantaggio competitivo sui concorrenti. 
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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