Sono oltre 15 mila le abitazioni in Piemonte offerte ai turisti con la formula Airbnb, ovvero oltre 32 mila camere per oltre 66 mila posti letto, con Torino e provincia che pesano per circa la metà.
Sono i dati diffusi da Confesercenti Torino sul fenomeno. La crescita è ormai da tempo esponenziale: tra il 2022 e il 2024, di quasi il 60 per cento in termini di strutture, di oltre il 64 per cento in termini di camere e di oltre il 60 per cento in termini di posti letto.
Tuttavia, l'aumento esclusivamente riferito alle grandi città, come Torino, dà una percentuale ben più alta: +196 per cento (media nazionale). Il trend è avvalorato dal numero di arrivi in questo tipo di strutture, aumentato negli ultimi due anni del 73,4 per cento in Piemonte.
Il settore alberghiero risulta invece in contrazione: negli ultimi dieci anni ha perso il 10,3 per cento delle strutture, corrispondenti a un calo di oltre il 4 per cento in termini di posti letto. Nei primi tre mesi del 2024, in Piemonte, il commercio al dettaglio ha registrato la scomparsa di 786 imprese: circa 80 unità in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A pesare sono state le chiusure – 1.380 tra gennaio e marzo – ma soprattutto la frenata della natalità delle imprese.
Le aperture di nuove attività nel primo trimestre di quest'anno sono state solo 594: dieci anni fa erano più del doppio.
«La presenza di un diffuso settore di accoglienza extralberghiera – afferma Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – può essere un fatto positivo, perché spesso queste strutture operano in territori dove, per ragioni organizzative ed economiche, non sarebbe sostenibile un’attività alberghiera. Ciò che preoccupa è invece la diffusione di piattaforme come Airbnb. Ora è più facile per i proprietari di immobili entrare nel mercato dell'affitto breve e un sempre maggiore numero di persone vede nelle locazioni turistiche un'opportunità di reddito aggiuntivo. Ma quali sono i costi sociali di un fenomeno che finora non è stato né regolamentato, né limitato?».
«Per ora – spiega Banchieri – assistiamo una tripla metamorfosi per i nostri centri urbani: gli appartamenti diventano attività ricettive, i negozi e i servizi essenziali spariscono e il commercio si dematerializza. Tutto ciò danneggia non soltanto le categorie economiche direttamente interessate, ma fa male complessivamente alle nostre città e ai nostri centri storici. La sostanziale assenza di regole per gli affitti brevi svuota i centri delle città di residenti, sostituendoli con turisti: un processo che contribuisce a rendere meno sostenibili le imprese del commercio di vicinato, già in difficoltà per la concorrenza delle grandi catene e delle piattaforme di web, che pagano tasse infinitamente inferiori a quelle delle nostre imprese. Sostanzialmente, un gigantesco meccanismo di concorrenza sleale che nessuno finora ha mai neppure provato a smantellare».
«Così – conclude – si rischia non solo di trasformare le nostre località turistiche e i centri storici delle città d'arte in 'dormitori', privi di servizi per chi vi abita tutto l'anno, ma di desertificare anche le località minori. In Piemonte e a Torino il fenomeno è meno diffuso che in altre zone d'Italia, ma proprio per questo siamo ancora in tempo a intervenire. Non bisogna rassegnarsi a città prive di negozi e di servizi, attraversate soltanto dai furgoni delle consegne a domicilio. Dobbiamo puntare su un turismo di qualità, non sul 'mordi e fuggi', che arricchisce solo le 'non imprese' e apporta poca ricchezza al territorio. È una sfida epocale, che soprattutto la politica deve raccogliere».