La produzione a Mirafiori subisce una nuova sospensione; il titolo di Stellantis perde quasi il 14% in borsa raggiungendo il minimo degli ultimi due anni; i sindacati scendono in piazza il prossimo 18 ottobre; Tavares interverrà alla Camera dei Deputati per aggiornare della situazione.
Non si tratta dell'Apocalisse, ma, molto più prosaicamente, delle ultime vicende di quella storia infinita della crisi del settore automobilistico italiano.
È una storia che, ormai, non fa quasi più rumore e che si ritrova attorniata dalla rassegnazione generale. Soprattutto perché sembra proprio non vedersi alcuna luce in fondo al tunnel.
Innanzitutto, le cifre rivelano un quadro impietoso. Nelle ultime ore Stellantis ha registrato una perdita in Borsa del 14%, raggiungendo il minimo degli ultimi due anni. Tutto questo perché la stessa casa automobilistica ha rivisto le stime dei risultati del 2024. Nello specifico si è annunciato un margine del risultato operativo ‘adjusted’ tra il 5,5% e il 7% per l'intero 2024, in calo rispetto al precedente 'double digit'. Mentre il free cash flow industriale è previsto tra -5 miliardi e -10 miliardi di euro rispetto al precedente 'positive'.
Infine, si è stimata la consegna di 200 mila veicoli in meno, il doppio rispetto ai 100 milaprevisti in precedenza.
Dal canto suo, Stellantis giustifica la drammaticità dei numeri facendo riferimento «ai problemi di performance in Nord America e al deterioramento nelle dinamiche globali del settore».
In effetti la Borsa ha riservato dispiaceri anche alle altre case automobilistiche: Volkswagen, Mercedes, Bmw e anche Aston Martin con una perdita perfino del 20%. Pesa sicuramente la crescente concorrenza cinese.
Tornando nei confini della più piccola Mirafiori, invece, Stellantis «ha dovuto comunicare alle organizzazioni sindacali che la produzione della 500 Bev alle Carrozzerie dello stabilimento torinese prolungherà la sospensione delle attività fino al primo novembre. Persiste, infatti, la mancanza di ordini legata all'andamento del mercato elettrico in Europa che è profondamente in difficoltà, nonostante la 500e nei primi 8 mesi dell'anno rappresenti il 40% delle vendite nel segmento EV delle city car (segmento A) in Europa».
Nella nota, inoltre, Stellantis aggiunge di stare «lavorando con determinazione per garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività. Ribadiamo che alle Carrozzerie di Mirafiori, grazie a un investimento di 100 milioni di euro, presto sarà potenziata la produzione della Fiat 500e con una nuova batteria ad alto potenziale, integrando nuove tecnologie per renderla più accessibile e migliorare l'esperienza cliente, ma all'inizio del 2026 sarà anche avviata la produzione della Nuova 500 Ibrida, che sarà realizzata sulla base dell'attuale 500 elettrica».
Le promesse, gli annunci e la buona volontà della holding però non sono bastate per tranquillizzare i sindacati.
«Le giornate lavorative – le parole di Rocco Cutrì, segretario generale della Fim Cisl Torino e Canavese – si vanno sempre più riducendo, mentre l'utilizzo della cassa integrazione è in costante aumento. L'azienda oggi non ha chiarito se le attuali previsioni consentiranno o meno di produrre per tutto il mese di novembre: in questa condizione l'incertezza regna sovrana».
«Inaccettabile – continua il segretario generale – il livello di precarietà a cui stiamo arrivando: il sistema automotive così rischia il collasso. Il 18 ottobre saremo a Roma per sensibilizzare il Paese su questa emergenza che rischia di azzerare una delle principali filiere industriali».
Sempre a ottobre, ma nella giornata di venerdì 11, l'amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares interverrà in audizione in Parlamento.
«La complessa congiuntura internazionale ed europea in cui si trova il settore dell’automotive – si legge in una nota della casa automobilistica – richiede risposte rapide, frutto anche dell'interlocuzione tra tutte le realtà del settore coinvolte. In questo contesto, il contributo e la volontà di dialogo e di confronto di Stellantis è costante. A cominciare dal rapporto con le Istituzioni: dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato dal ministro Adolfo Urso, al Parlamento».
L'ultimo ad andare in audizione alla Camera per raccontare i programmi e le criticità fu Sergio Marchionne. Era il febbraio del 2011. A distanza di oltre 14 anni la storia infinita prosegue e non si scorge ancora alcuna luce in fondo al tunnel.