Per ladri e spacciatori la reiterazione non è un reato

Arrestati soggetti con 15 precedenti: vengono rilasciati e tornano a delinquere

Diego Pistacchi 15/07/2024
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Spesso il lavoro della polizia locale viene vanificato
«L’arresto eseguito dalla Polizia Locale è stato convalidato dal giudice competente il quale non ha ritenuto di adottare alcuna misura cautelare». È un passaggio, apparentemente insignificante, di pura cronaca, del comunicato stampa con cui la polizia locale di Genova annuncia l’arresto di un ladro, di un topo d’auto sorpreso a spaccare finestrini e rubare oggetti e spiccioli a bordo dei veicoli in sosta. Poco prima, un altro passaggio, altrettanto «asciutto», di cronaca: «L’arrestato è risultato un cittadino tunisino inottemperante al decreto di espulsione e già noto alle forze dell’ordine poiché denunciato nelle ultime settimane, per varie tipologie di reato, sia dagli operatori del Nucleo Centro storico che del Gruppo operativo contrasto stupefacenti».
I numerosissimi furti registrati in questi giorni, con gravi danneggiamenti alle auto, che rappresentano la beffa peggiore per le vittime, vedono protagonisti soggetti ben noti, lasciati liberi di continuare a delinquere. Come gli spacciatori peraltro. Liberi di «reiterare il reato», secondo una terminologia molto in voga in questi giorni, in cui molto si discute della necessità di mantenere in carcere o ai domiciliari i protagonisti dell’inchiesta che coinvolge il governatore Giovanni Toti, l’imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini.
Questo passaggio del comunicato stampa della polizia locale non è peraltro una novità. Perché numerosi sono stati i casi di arresti comunicati ultimamente dal nucleo centro storico della polizia locale. E val la pena andare a ripescare un minimo di archivio per vedere quante volte gli interventi degli agenti genovesi hanno riguardato persone che hanno reiterato sempre lo stesso reato. Pur senza la pretesa di una statistica scientifica, è possibile notare come, nel 2024, si trovino le «citazioni» di V.L. che in concorso con S.E., risulta segnalato per ben 12 furti aggravati ai danni di vari supermercati; il record però è al femminile, di M.F., che risulta pizzicata ben 15 volte nel tentativo di rubare in profumerie e farmacie (oltre ovviamente alle volte che il colpo è riuscito); le sigle di altri habituées del furto compaiono più volte e il pedigree di chi si trova spesso di fronte il personale impegnato nella prevenzione del crimine è di tutto rispetto. Dieci, otto, cinque e sei segnalazioni precedenti: chi ne ha meno ne può vantare comunque almeno quattro. 
Segnalazioni che significano interventi della polizia, arresti, comparizioni davanti al magistrato che, ogni volta, convalida l’arresto formalmente, ma poi nei fatti dispone il rilascio dell’accusato. Non applica cioè le misure cautelari che in caso di reati che prevedano una pena superiore a tre anni (per il furto aggravato il massimo è 6 anni e può arrivare a 10 se le aggravanti sono più d’una come nei casi segnalati, per lo spaccio è molto di più) possono essere comminate per evitare la fuga del soggetto, l’inquinamento delle prove o la reiterazione del reato. Che nel caso dei «clienti» della polizia locale non necessita neppure di troppe valutazioni visti i numeri delle recidive. Addirittura, ironia della sorte, il caso del furto è stato preso ad esempio dallo stesso Tribunale del Riesame che ha respinto la revoca dei domiciliari a Toti sottolineando come la «pericolosità» del governatore sta nel fatto che neghi di aver commesso un reato: «Si pensi a taluno che confessi di essersi impossessato di una cosa altrui, ma pretenda che non sia furto», scrivono i giudici. Nel caso di ladri seriali, che neppure si pongono il problema, le misure cautelari per evitare il rischio, anzi la certezza della reiterazione del reato, non scattano mai. A volte il sentire comune è diverso da quello della legge e di chi è chiamato ad applicarla.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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