Piero Barale e Laura Sciolla raccontano Augusta Bagiennorum
Alessandro Marini 17/09/2025
Piero Barale e Laura Sciolla
«Augusta Bagiennorum era una delle tre città Augustee. Dopo Alba Pompeia e Pollentia, la più importante del cuneese».
Mi risponde così il ricercatore archeologico Piero Barale, all’interno dell’incantevole cornice del teatro romano di Bene Vagienna, alla mia domanda su quali fossero le principali città della Granda.
«Il teatro poteva ospitare fino a 3mila spettatori, quindi la città si può stimate fosse abitata da 6mila persone. Non poco per un territorio considerato marginale nella storia dell’Impero».
Nel frattempo arriva anche Laura Sciolla, amica e collaboratrice di Piero nel loro ultimo libro, pubblicato a luglio di quest’anno e dal titolo evocativo: «Carpe Diem... Augusta, attimi di vita di un’antica città romana».
In quasi 3 ore di chiacchierata, ammirando i resti dell’antica città, sono state moltissime le curiosità spiegatemi e che sono frutto di anni di ricerca, culminate in questo libro.
Le ricostruzioni si basano su studi di anni e l’analisi di reperti, foto e documenti risalenti anche alla «Planimetria degli scavi di Augusta Bagiennorum» pubblicata nel 1925, ossia cento anni fa e questo volume vuole anche celebrare questo anniversario.
Detto ciò, Augusta Bagiennorum fu una città romana fondata nel I secolo a.C., in prossimità di alcuni villaggi del popolo dei Liguri Bagienni che al tempo abitavano quel territorio.
I Bagienni erano già abituati a fare affari con gli Etruschi e preferirono allearsi e commerciare con Roma, piuttosto che farci la guerra come scelsero altre tribù del loro popolo.
Interessante però, è la deduzione di Barale che presuppone come la città fosse probabilmente un municipio e non una colonia, per una serie di motivi, tra cui anche la planimetria della città che non è quadrangolare, come invece avrebbe dovuto essere se si fosse trattato di una colonia, poichè queste riprendevano la forma degli accampamenti legionari, mentre Augusta presenta una forma più trapezoidale.
Fatto sta che la crescita di Augusta Bagiennorum è chiaramente dovuta anche a colui che reggeva il neonato Impero romano: Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto e al suo stretto collaboratore e architetto Marco Vipsanio Agrippa.
Infatti, come viene descritto nel libro, sono state ritrovate più epigrafi e prove che rimandano a questi due protagonisti della storia di Roma antica. Oltre ad una serie di simbolismi e rimandi proprio alla vita personale del primo imperatore, quasi come se si trattasse di una sua firma sulla città.
Non solo, nel libro sono presenti moltissime altre informazioni sulla città di Bene che cercano di fare luce su come dovesse apparire la città e i suoi monumenti più importanti, tra cui il foro i templi, il teatro, l’anfiteatro e... il circo.
Già, un circo. Non dobbiamo pensare a qualcosa di monumentale come quello Massimo di Roma, ma piuttosto a un’area destinata a corse equstri che in ambito provinciale si svolgevano in spazi aperti, poi utilizzati, forse, nei periodi di riposo come campi per il pascolo.
D’altronde, sempre come riportato nel libro, anche lo storico direttore braidese del Museo Egizio di Torino, Silvio Curto, postulava la possibile esistenza di «un circo fuori le mura» di Pollentia.
Pertanto, non poteva sicuramente sfuggire all’attenzione di Piero Barale e Laura Sciolla un’immagine satellitare, colta nel 2023, che sembra evidenziare grazie a cropmarks e soilmarks la presenza, un tempo, di una struttura assimilabile a quella di un circo, con la classica forma a ferro di cavallo. L’area in questione si trova a nord-est della Cascina Calandri e quindi non lontana dal foro e neppuredistante da un complesso di edifici già identificato in alcune sue parti come «scuderie». Ancor più interessante è il fatto che le dimensioni ipotetiche del circo corrisponderebbero a quelle dello stadium del Campo Marzio (106x276 metri), che sebbene ricostruito in pietra e laterizi da Domiziano nell’86 d.C, fu terminato proprio dal già citato Augusto negli ultimi anni del I secolo a.C.
A riporva dell’esistenza di un circo è anche la presenza di un frammento di un’epigrafe onoraria romana, recuparata nel 1984 in località Pieve Soprana di Dogliani, territorio che al tempo era sotto l’amministrazione dell’Augusta.
La ricostruzione del frammento, come illustrato nel volume di Barale e Sciolla, potrebbe riportare quanto segue: DOM-C FAB-AVG CIRCUM.
Insomma, queste sono solo alcune delle numerose curiosità e ricostruzioni presenti nel libro «Carpe Diem... Augusta, attimi di vita di un’antica città romana». Un volume che permette di far conoscere la storia di un territorio e di una città in cui molto è ancora da scoprire.
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