Si inaugurerà l'11 settembre nello spazio postindustriale di via Cervino 24 a Torino la mostra Muri di Barriera, collettiva curata da Elena Radovix per l'Officina Adhoc, studio di architettura e design fondato da Enrico Fabbri. La rassegna evoca il tema del confine, della soglia e del margine, elementi intrinseci alla storia urbana e sociale di Barriera Milano, il quartiere che ospita la mostra.
«Il muro, metafora della nostra condizione umana - afferma Radovix - si offre come punto di incontro tra l'individuo e lo spazio urbano: è protezione e prigione, identità e separazione. La mostra esplora come il muro, nel suo essere elemento architettonico, possa diventare un'opera d'arte, un archivio e uno specchio delle tensioni sociali».
Per l'occasione Officina AdHoc ha realizzato per ogni artista un video podcast di circa 20 minuti, dando occasione a ognuno di raccontarsi. Sono presenti opere di Laura Berruto, Raffaella Brusaglino, Claudio Cravero, Bahar Heidarzade, Guido Pigni e Michele Rigoni, e linguaggi diversi: fotografia, pittura, incisione, collage e installazioni. Bahar Heidarzade realizza un'installazione site-specific, Mattoni di Memoria, che invita a riflettere sui confini e sulla loro funzione di scudo, o prigione.
Guido Pigni usa lastre di ferro dismesse per le sue incisioni, lavori che mostrano il degrado architettonico come metafora del deterioramento sociale. Michele Rigoni con l'installazione Periferie, stampata a grande formato, rende la parete dello studio parte dell'opera: il muro diventa così una soglia tra ciò che è stato e ciò che può ancora essere. Raffaella Brusaglino esplora il rapporto tra arte e tecnica, fondendo materiali pittorici con frammenti di progetti architettonici del padre. Il risultato sono tele che rievocano muri-mappa, in un dialogo tra memoria personale e storia condivisa.