«Mio figlio mi ha chiesto: ma papà, anche tu avresti fatto così?». Il padre del tredicenne picchiato da un altro genitore dopo una partita di calcio Under 14 nel Torinese racconta, raggiunto telefonicamente dall'agenzia stampa Ansa, le parole dette dal giovane giocatore, dimesso dall'ospedale con una frattura al malleolo.
«Quello che è accaduto è spiacevole - spiega - di certo però penso che né mio figlio né gli altri bambini si lasceranno distruggere da quello che è successo. Anche perché persone così non si incontrano tutti i giorni».
«Mio figlio mi ha detto che vuole, per fortuna, tornare in campo al più presto, anche se è ancora, ed è normale, molto scosso - continua il genitore -. Spero che quando tornerà a giocare non abbia paura e l'ansia che qualcuno possa nuovamente scavalcare le recinzioni per aggredirlo. Gli ho spiegato che non deve aver paura e lui mi ha chiesto: papà, ma tu avresti fatto una cosa del genere? Assolutamente no, gli ho risposto, perché quella cosa lì è impensabil».
L'aggressore intanto non si è ancora fatto vivo con la famiglia del tredicenne: «Nessuna chiamata. Neanche un messaggio in cui chiedeva scusa o diceva 'non volevo far del male'. Niente di niente». L'uomo, 40 anni, è stato denunciato per lesioni. La querela è stata depositata ai carabinieri di Settimo Torinese.
Nel frattempo il questore di Torino potrebbe firmare nei prossimi giorni un provvedimento di Daspo nei suoi confronti, cioè il divieto di assistere a manifestazioni sportive.
Intanto continuano a registrarsi le reazioni della politica al fatto: «È sconcertante quanto accaduto a Collegno durante un torneo giovanile di calcio. Un ragazzino di 13 anni è stato aggredito dal padre di un giocatore della squadra avversaria ed è finito in ospedale. Un episodio di violenza intollerabile, ancor più perché consumato in un contesto che dovrebbe essere di crescita, passione e condivisione. Lo dico anche da padre di tre giovani che praticano sport: non possiamo accettare simili comportamenti». Ha dichiarato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. «Al giovane calciatore ferito, alla sua famiglia e alla comunità sportiva coinvolta esprimo la mia piena solidarietà e vicinanza. Lo sport deve restare un luogo di educazione, rispetto e socialità, mai di violenza ed è dovere di tutti, istituzioni comprese, vigilare affinché sia sempre uno spazio di crescita e valori positivi». ha concluso il segretario regionale degli azzurri.
«L’episodio di Volpiano, con un ragazzino di 13 anni ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito dal padre di un giocatore della squadra avversaria, non può essere sottovalutato. Il calcio giovanile è una centrale formativa e deve educare al fair play e ai valori dello sport: chiunque abbia frequentato qualche campetto di calcio, sa bene quanto questo tutto ciò sia spesso contraddetto da comportamenti inaccettabili, da parte dei genitori e purtroppo spesso anche dalle panchine (allenatori, accompagnatori, ecc…), oltre che dagli stessi giocatori. Le federazioni sportive competenti devono porre la massima attenzione su questi temi. Dopodiché – a prescindere dal singolo episodio – le colpe dei padri non devono ricadere sui figli». Ha invece commentato Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati.
«Per noi sarebbe corretto escludere entrambe le società del prestigioso torneo Super Oscar, per dare un segnale forte di grande contrarietà a ogni tipo di violenza». Ad affermarlo è Franco Mesiano, il presidente del Paradiso Collegno, società che domenica ha ospitato una delle gare del torneo in cui «si è verificata una grave aggressione, che condanniamo con assoluta fermezza - spiega la società in una nota -. Precisiamo che nessun tesserato né genitore del Paradiso Collegno è coinvolto nell'episodio. Alcune ricostruzioni diffuse in tv e online che indicano il contrario sono errate. Come riportato dagli organi di stampa, l'aggressione è avvenuta al termine di una gara U14 del torneo e l'autore identificato è un genitore di un tesserato del Csf Carmagnola, mentre la vittima è il portiere del Volpiano Pianese».
«I valori dello sport - aggiunge il presidente - dovrebbero insegnare il rispetto, lealtà, la collaborazione e la solidarietà contrastando la violenza e promuovendo l'empatia, l'accettazione delle diversità e la regola. Lo sport infatti dovrebbe offrire un ambiente in cui si impara a gestire la sconfitta, a superare le frustrazioni senza ricorrere alla violenza e a costruire un senso di comunità».
«I nostri valori di educazione sportiva, rispetto, famiglia e comunità - afferma Mesiano - sono incompatibili con ogni forma di violenza. Io, il vicepresidente Marco Pacifico, il direttore sportivo Nunzio Rubicondo, i mister e tutta la società ci dissociamo da quanto accaduto e ci riserviamo di tutelare la nostra immagine in ogni sede, incluso il ricorso per diffamazione, qualora continuassero attribuzioni false».