Una bella testimonianza, quella di Lys Gomis, sabato pomeriggio all’area ASP. L’ex portiere del Torino (per lui anche una presenza nella nazionale del Senegal, il suo paese di origine) ha raccontato la sua esperienza di atleta professionista e le sue vicissitudini e fragilità umane che lo hanno portato ad una dipendenza da droghe ed alcol una volta terminata la sua carriera. L’incontro si è concretizzato nell’ambito del progetto “Feel Good” con il Comune di Mondovì e la Cooperativa Caracol, iniziativa nata per promuovere lo sport come strumento per migliorare la salute fisica e mentale. È stato un momento propizio per parlare di una figura spesso sottovalutata se non sminuita, nel mondo del calcio: quella del portiere. Grazie a Inside he Goalkeeper - fortemente voluto dall’assessore comunale AlessandroTerreno e da IvanoCaramello, preparatore dei portieri della Monregale calcio - sul palco si sono avvicendati relatori autorevoli, quali la dottoressa Giorgia Rocchetta, psicologa dello Sport che collabora con il Torino FC e con la LND Piemonte, che ha affrontato il ruolo dalla parte della “mente”; mentre sul versante del “corpo” è intervenuto Enrico Vaudagna, preparatore dei portieri professionisa in forza al Torino, dove ha sinora curato il Settore giovanile. Poi, spazio alle preziose e “pesanti” parole di Gomis: «Ero tifoso del Toro, poterci giocare è stato l’avverarsi di un sogno. Soffrivo la pressione di dimostrare alla mia famiglia quanto ero bravo. Dopo un infortunio di sei mesi che si è allungato a due anni, per dimenticare il fato che non giocavo, che come calciatore ero finito e quindi anche come uomo, ho iniziato a bere. Tutte le sere. Da lì è iniziata la mia dipendenza».
L’incontro con l’Associazione Narconon Piemonte gli ha cambiato la vita: «Ho aviuto il coraggio di chiedere aiuto, e l’ho ottenuto». Oggi Lys, senza timori, racconta la sua esperienza ai ragazzi, alla gente comune. Per far capire che l’abisso può inghiottire chiunque. Ma se si tende la mano, puoi venirne fuori.