Omicidio Cella: scientifica, sangue dà idea della vastità dell'aggressione

E' quanto sottolineato dall'allora vice dirigente della polizia scientifica Daniela Campasso

22/05/2025
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Le macchie di sangue negli angoli della stanza e dietro i mobili "danno l'idea della dimensione della vastità dell'agire aggressivo" di chi ha ucciso Nada Cella. E' quanto sottolineato dall'allora vice dirigente della polizia scientifica Daniela Campasso, sentita come testimone nel processo a carico di Anna Lucia Cecere. L'ex insegnante, ora trasferita a Boves (Cuneo), è accusata di essere l'assassina della segretaria, massacrata nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari il 6 maggio 1996. Anche l'uomo è a processo con l'accusa di favoreggiamento: per la pm Gabriella Dotto ha sempre saputo chi era l'assassina ma ha taciuto. Campasso ha descritto quanto fatto quel giorno ma anche in quelli successivi. Dai primi rilievi gli esperti della scientifica capirono "che la vittima fu colpita prima mentre era in piedi ma ci fu accanimento anche mentre era a terra". L'aggressione, secondo Cosimo Cavalera all'epoca primo dirigente della Scientifica sentito come consulente della procura, avvenne "all'ingresso. Fu una azione di impeto con un progredire notevole di violenza che è continuata nella stanza dove lavorava la vittima". Per Cavalera, Nada venne colpita prima con un oggetto recuperato vicino all'ingresso (secondo l'accusa un ferma carte di onice) e poi con una spillatrice presa dalla scrivania della segretaria. A dimostrare che l'aggressione avvenne subito, dopo che Nada aprì la porta, sei micro tracce di sangue trovate vicino ai mobili della prima stanza dell'abitazione e "non pulite come il resto del pavimento dalla madre di Soracco" ma anche il portaombrelli trovato stranamente "in cucina e con microtracce di sangue". In udienza è stata sentita anche Paola Mazzini, all'epoca praticante dello studio di Soracco. Fu lei a indicare, il giorno dopo l'omicidio, che dalla scrivania di Nada mancava la spillatrice ma davanti ai giudici non ha ricordato quasi nulla tanto che il presidente Massimo Cusatti l'ha più volte esortata a fare uno sforzo di memoria vista la gravità di quanto successo nel posto dove lei aveva lavorato.
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