Terra Madre, per salvaguardare il pianeta e portare la pace

L’evento, il più importante del globo legato al cibo, continua a crescere e riceve sostegno anche da Papa Francesco

Elena Marchisio 27/09/2024
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La prima edizione è stata nel 2004. Era un evento pionieristico inventato da Slow Food, del quale era difficile immaginare il successo. Ora, con la quindicesima edizione che si è aperta ieri a Torino, Terra Madre – Salone del Gusto si conferma la manifestazione legata al cibo e alla sostenibilità alimentare più importante del pianeta.

Come testimoniano anche i produttori provenienti da oltre 120 Paesi del mondo presenti fino al prossimo lunedì 30 settembre al Parco Dora di Torino.

L’iniziativa è stata accolta con favore anche da Papa Francesco, che ha voluto inviare una lettera, augurandosi il successo della manifestazione.

«Spesso l'agricoltura – scrive il pontefice – viene strumentalizzata dalla logica del profitto, diventando un mezzo per inquinare la terra, sfruttare i lavoratori e impoverire la biodiversità. Voglio manifestare tutta la mia vicinanza a quelle persone che hanno un ruolo primario nella produzione e trasformazione del cibo. Il vostro lavoro ricopre un'importanza enorme nella salvaguardia del pianeta, che in questo nostro tempo si trova in grande sofferenza. È bene avere coscienza che, nella complessità del mondo moderno, in cui crisi climatica e crisi sociale viaggiano di pari passo, difendere la biodiversità, interrompere la deforestazione, eliminare gli sprechi, e passare velocemente a risorse rinnovabili vuol dire anche perseguire la strada della Pace, vera urgenza di questo periodo storico».

«La politica deve confrontarsi in modo dialettico con le realtà di base. Questa è l'essenza, fare in modo che queste realtà di base assumano un ruolo politico, e Terra Madre dovrà, negli anni a venire, diventare ancora più rappresentativa dal punto di vista politico, dando la giusta dimensione politica a questa moltitudine di persone» – ha quindi affermato all’inaugurazione il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini. Un'edizione, ricorda «con 3mila delegati, 120 Paesi, più di cento realtà indigene sparse su tutto il pianeta. Una biodiversità culturale - aggiunge - e questo è l'elemento importante, una ricchezza e un'unicità che ha solo questa rete che ha visto in vent'anni passare più di 40mila delegati e portare nei territori realizzazioni tangibili», sottolinea, evidenziando che «grazie allo scambio di sensibilità e idee che c'è qui, è partita da qui la rete di oltre 6 mila orti di villaggio in Africa, è partita la grande rivoluzione che ha promosso il superamento, in Usa, Messico e ora in Australia, della caseificazione esclusivamente col latte pastorizzato, sono partiti da qui i mercati contadini». «L'invito che faccio a tutti - prosegue Petrini - è capire che siamo arrivati a un punto determinante del nostro percorso, cambio di paradigma non indifferente, passare dal detto 'se i giovani sapessero e i vecchi potessero' al suo inverso, dare spazio ai giovani e noi vecchi metterci al loro fianco a loro disposizione, fare in modo che lo scambio intergenerazionale generi la forza di chi rappresenta il futuro». «E ancora una volta - conclude - Torino può diventare la punta di diamante, se accetta questa sfida di condivisione dialogo condiviso e corretta educazione alimentare»

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