Panico al carcere di Torino

Un detenuto senegalese aggredisce un direttore e un educatore. Gli agenti evitano «un vero e proprio linciaggio»

Carlo Santori 22/08/2024
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«La sfrontatezza, il menefreghismo, il mancato rispetto delle regole minime e il senso di impunità di cui sono convinti di godere taluni detenuti del carcere di Torino sono tali che assistiamo ogni giorno a incredibili e gravi episodi di violenza, tanto che ci chiediamo cosa ci stiamo a fare in carcere, a prendere ogni giorno sputi, insulti, minacce e parolacce se il primo a non tutelarci è quello Stato che noi rappresentiamo nelle galere regionali e della nazione».

È l’amara constatazione di Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – Sappe, nel raccontare l’ennesimo episodio di violenza ai danni del personale che opera nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino.

«Un detenuto straniero – denuncia il sindacato – ha scagliato una scrivania contro un direttore penitenziario e un educatore, tentando di aggredirli».

«Questa volta – spiega una nota – i fatti sono avvenuti durante lo svolgimento dei Consigli di disciplina nei confronti dei detenuti resisi protagonisti di fatti contrari alle regole dell’Istituto. Due ristretti, un brasiliano che era stato scoperto a produrre alcolici in cella facendo macerare della frutta in un secchio, e un senegalese, a cui era stato elevato un rapporto disciplinare per altri motivi, sono stati convocati nella giornata per la valutazione dei singoli casi da parte del Consiglio di disciplina, presieduto dal direttore di una delle Case Circondariali della Regione. Il primo detenuto di cui è stata valutata la posizione è stato il brasiliano, il quale, dopo esser stato informato della sanzione comminatagli, uscendo dalla stanza ha proferito insulti e minacce nei confronti del direttore».

«Mentre veniva fatto risalire al piano detentivo – continua il Sappe – il detenuto senegalese è stato fatto accedere nell’Ufficio entro il quale era costituito il Consiglio di disciplina e, durante il giudizio, il soggetto ha dato in escandescenza, danneggiando gli arredi dell’ufficio, insultando l’educatore e il direttore, per poi tentare di colpirli spingendo con forza una scrivania. Immediatamente, è intervenuto il personale di Polizia Penitenziaria che ha riaccompagnato il detenuto in cella».

«Tuttavia, nel tragitto – racconta il sindacato – una volta giunto presso la rotonda del piano terra ha ripreso la sua furia, danneggiando gli arredi presenti e urlando insulti e improperi contro i presenti. Avvertiti i rumori di oggetti rotti e grida provenienti dai piani sottostanti, il brasiliano, appena giudicato dal Consiglio di disciplina e rientrato in cella, ha quindi chiesto di scendere con la scusa di volersi recare in palestra. Una volta giunto a piano terra, ha iniziato a dare manforte all’altro detenuto, riuscendo a entrare nuovamente nell’Ufficio comando, ove erano ancora presenti i componenti del Consiglio di disciplina, riuscendo poi ad afferrare una sedia e a scagliarla contro i presenti. Immediatamente, il personale di Polizia Penitenziaria è intervenuto per allontanare i due facinorosi e proteggere il direttore, l’educatore e gli altri presenti».

«Così non si può più lavorare – denuncia il segretario piemontese del Sappe Vicente Santilli – e quel che è accaduto evidenzia ancora una volta come dentro le carceri del nostro Paese, ma in particolare nella Casa Circondariale di Torino, siano saltati completamente tutti gli schemi e in alcuni detenuti non siano presenti anche solo il più pallido bagliore delle elementari regole di educazione e viver civile».

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «ormai, episodi come questi, in quasi tutti i penitenziari del Piemonte sono all’ordine del giorno, tanto da non fare più né notizia sull’opinione pubblica e, cosa ancor peggiore, da essere considerati quasi come ordinaria amministrazione».

Il segretario regionale del sindacato di Polizia Penitenziaria Osapp, Leo Beneduci, nel ringraziare il personale che opera nel ‘Lorusso e Cutugno’ per avere salvato i componenti del Consiglio di disciplina da «un vero e proprio linciaggio», ribadisce che «il carcere di Torino è fuori controllo da tempo, una bolgia infernale in cui il personale rischia la vita ogni giorno» e rinnova la richiesta al prefetto di impiegare l'esercito.

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