Maxi processo Askatasuna, lo Stato chiede 6,8 milioni

La proposta è stata presentata ieri per conto della Presidenza del Consiglio

Carlo Santori 14/01/2025
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Danni per circa 6 milioni e 800 mila euro sono stati chiesti dall'Avvocatura dello Stato agli esponenti del centro sociale Askatasuna imputati nel maxiprocesso celebrato dal tribunale di Torino.

La proposta è stata presentata ieri per conto della Presidenza del Consiglio e dei ministeri dell'interno e della difesa che sono costituiti parte civile. La somma si riferisce, fra l'altro, alle spese sostenute dalle pubbliche amministrazioni e da polizia e carabinieri in occasione delle manifestazioni contro i cantieri del Tav in valle di Susa. Gli imputati del maxiprocesso sono 28 e, di questi,16 rispondono di associazione per delinquere. La procura ha chiesto condanne per un totale di circa 88 anni di carcere.

Nella memoria depositata al tribunale degli avvocati Alessandra Simone e Mauro Prinzivalli si fa presente che il costo per assicurare il ripristino dell'ordine pubblico dopo le azioni in Valle di Susa dei No Tav - che secondo la procura di Torino avrebbero la regia degli esponenti di Askatasuna - ammonta a 4,1 milioni di euro.

Per presidiare i luoghi 24 ore su 24 il Ministero dell'Interno ha impiegato 205.988 agenti di polizia nel 2020 e 266.451 nel 2021. La spesa per gli straordinari è stata di 135 mila euro. Nel conteggio, secondo l'avvocatura distrettuale dello Stato, devono essere incluse anche le risorse destinate alle attività investigative e una serie di elementi riconducibili al cosiddetto «danno non patrimoniale».

L'avvocato Daniele Zaniolo, parte civile per Telt, l'azienda che si occupa della costruzione della Torino Lione, ha chiesto un milione. Il legale ha parlato di «tentativi di sabotaggio ai cantieri quasi all'ordine del giorno» e ha affermato che, a suo parere, gli attivisti di Askatasuna orchestrano le loro iniziative «amplificando lo strumento della provocazione».

«Nelle intercettazioni - ha osservato - dicono che fanno tanto cinema, di voler fare in modo che le forze dell'ordine reagiscano picchiando. E poi si lamentano quando le manganellate non arrivano. Tutto fa parte di un disegno: alimentare il dissenso e cercare il consenso».

L'obiettivo di una richiesta di risarcimento danni per 6,8 milioni di euro, come quella presentata dallo Stato nel corso del maxi processo di Torino al centro sociale Askatasuna, è «intimorire e spaventare tutto un movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e lottare». Lo si legge in un articolo apparso ieri sul web in relazione alla proposta di indennizzo. Lo scritto è apparso sul sito di 'Associazione per resistere', campagna di solidarietà agli attivisti di Askatasuna e del movimento No Tav della Valle di Susa. «Risarcimenti come questi - è il testo - vogliono affermare la ragion di Stato, costi quel che costi, pensando che sia accettato socialmente che a persone normali, che studiano e lavorano o sono in pensione, venga richiesta una tale somma di denaro per avere partecipato a movimenti sociali che hanno fatto la storia del nostro Paese. È evidente che non sia razionale né possibile pensare che si potranno pagare tali somme, ma che l'obiettivo è quello di intimorire e spaventare tutto un movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e lottare. Per quanto ci riguarda noi non siamo abituati a misurare il mondo in carta moneta, ma evidentemente per le istituzioni dello Stato la propria credibilità è questione di contabilità».

«È anche troppo poco quale richiesta danni - ha commentato il segretario di Forza Italia a Torino Marco Fontana -. Perché andrebbe loro imputato anche tutti i servizi degli agenti ad ogni loro manifestazione anche avvenuta a Torino in questi anni. Il capogruppo Pd Conticelli ci ha schernito quando abbiamo manifestato davanti al Comune contro Askatasuna per il dispiegamento di forze che c’era a nostra protezione. Beh l’esponente dem farebbe bene a riflettere sulle sue esternazioni: se quelle forze di polizia c’erano è perché qualcuno ha permesso che questa realtà continuasse ad essere aperta sul territorio comunale nonostante sia puntualmente coinvolta in scontri e devastazioni. Sicuramente chi non ha fatto le ordinanze di sgombero non è Forza Italia ma la sua forza politica che anzi sta pure provando ad avviare progetti culturali con questi soggetti. Un po’ di sana autocritica ogni tanto sarebbe d’obbligo da parte di una forza politica che da decenni amministra Torino. E i risultati, impietosi, li viviamo ogni giorno».

Anche Roberto Ravello, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Piemonte attacca: «La situazione politica è chiara anche nei numeri ed è importante che i cittadini la comprendano bene: ieri il governo Meloni, costituitosi parte civile nel processo, ha chiesto ad Askatasuna 6,8 milioni di danni per le proteste No Tav, oggi il Comune di Torino promette di regalarne 100mila per la ristrutturazione del primo piano della sede di corso Regina Margherita. Insomma la destra si conferma al fianco di chi difende le piazze, la sinistra di chi le incendia. A distanza di poche ore dalla guerriglia urbana camuffata da corteo per Ramy, la sinistra ribadisce, nei fatti, di stare dalla parte dei sovversivi: non solo la conclamata reticenza nel condannare le violenze di centri sociali, antagonisti e collettivi, ma ora anche il premio. Siamo di fronte a visioni politiche opposte e inconciliabili. E di ciò, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ne andiamo fieri».

 

 

 

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