Il Piemonte è già al lavoro dopo la proposta dell'Unione Europea di declassare il lupo nella scala delle specie protette. A prometterlo è Marco Gallo, l’assessore regionale alla Montagna, Parchi e Biodiversità. «Il via libera - le sue parole - di Bruxelles all’ipotetico declassamento può aprire una strada nuova per trovare un punto di equilibrio tra istanze diverse. Attendiamo indicazioni da Roma».
La convivenza tra uomo e lupo è stata assai difficoltosa fin dalla notte dei tempi. Nei millenni si sono succedute le fiabe, i rituali, le simbologie, le tecniche di caccia e di pastorizia.
Questa storia infinita si arricchisce, però, di un nuovo capitolo. Nelle ultime ore, infatti, a una riunione del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli stati membri dell’Unione europea, è stato dato il via libera alla richiesta di modifica della Convenzione di Berna al fine di declassare la protezione del lupo da 'rigorosa' a 'semplice'.
Non si tratta di semplice burocrazia. Se l'iter legislativo dovesse andare a buon fine, infatti, le implicazioni pratiche saranno svariate. Innanzitutto per gli Stati membri che potranno recepire la modifica con flessibilità, adottando politiche più o meno severe nella protezione o nell'abbattimento del lupo. Inevitabilmente ci saranno ricadute in ambito locale, ovviamente anche per il Piemonte.
«L’Unione Europea – ha spiegato, in tal senso, l'assessore Gallo – proponendo il declassamento del lupo nella scala delle specie protette, ha aperto una strada nuova: sta a noi accoglierne i presupposti normativi senza farci trovare impreparati o divisi come è spesso accaduto sulla questione, lavorando ad un’intesa tra le diverse istanze che metta d’accordo le tante anime del mondo alpino. Scriverò al ministro dell’Ambiente per individuare i prossimi passaggi utili, alla luce della svolta che si apre in Europa».
Nei prossimi passaggi la collaborazione tra Piemonte e Governo potrà essere effettivamente assai proficua. L'Italia ha votato, infatti, a favore della proposta nel corso della riunione insieme ad altri ventuno Stati membri. Contrari soltanto Spagna e Irlanda mentre si sono astenute Cipro, Slovenia, Malta e Belgio.
Adesso la palla passa alla Commissione Europea che presenterà la proposta al Comitato permanente della Convenzione di Berna, nota anche come Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa. Quest'ultimo si riunirà a dicembre e, solo in questo contesto, sarà possibile discutere e procedere con la votazione definitiva.
Si può, anzi, affermare che così si chiuderebbe un cerchio. La prima a proporre, nello scorso dicembre, il declassamento di protezione del lupo è stata proprio la Commissione Europea che ufficialmente dichiara la presenza di 20 mila esemplari su tutto il territorio europeo, un numero che indica «una vittoria per la conservazione della specie» ma anche «un rischio per i bestiami e le comunità rurali».
Le malelingue, però, hanno subito accusato la presidente della Commissione Ursula von der Layen di sacrificare il lupo ai propri capricci. Nel settembre 2022, infatti, un lupo avrebbe ucciso il pony della presidente aizzando così un vero e proprio sentimento di vendetta.
Ovviamente in prima fila nella contestazione ci sono le sigle animaliste, Wwf in primis.
«Nel frattempo – la promessa, però, dell’assessore Gallo – serve il massimo equilibrio. Da una parte occorre salvaguardare un intero ecosistema, dall’altra vanno tenute in debito conto le istanze di allevatori e agricoltori che denunciano un danno alla loro attività economica dalla presenza del lupo. Come Regione siamo pronti a un ruolo di facilitatori per individuare a un punto di equilibrio che possa essere accettato da tutti. Ma prima dobbiamo capire se davvero la Convenzione di Berna sarà modificata e quale strategia adotterà il Ministero nel caso il lupo perda davvero lo status di protezione assoluta».