A che punto siamo con il fascicolo sanitario elettronico? Ce lo dicono i ricercatori della Fondazione Gimbe che hanno presentato i dati aggiornati sulla completezza e utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico nelle Regioni italiane. E la Liguria non esce benissimo da questo quadro con solo il 75% dei documenti previsti inseriti nel fascicolo, sebbene la Regione molto abbia puntato su questo strumento. Meglio il Piemonte con il 94%, quasi come il Lazio, dove il FSA funziona al 100% . «Il Fascicolo Sanitario Elettronico - precisa il presidente di Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - non è solo uno strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare la propria storia sanitaria, condividendola in maniera sicura ed efficiente con gli operatori sanitari, ma rappresenta una leva strategica per migliorare accessibilità, continuità delle cure e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari». Anche il Pnrr ha puntato molto sul FSE, ma ad oggi «persistono significative diseguaglianze regionali che privano molti cittadini delle stesse opportunità di accesso e utilizzo. Inoltre, la mancata armonizzazione del FSE rischia di lasciare i cittadini senza accesso a dati essenziali per la propria salute in caso di spostamento tra Regioni».
I dati aggiornati al 31 agosto 2024 estratti ed elaborati dal portale Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 del Ministero della Salute e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale evidenziano che la completezza di documenti e servizi disponibili nel FSE e il suo utilizzo variano significativamente tra Regioni. «Ad oggi - spiega il presidente - solo 7 tipologie di documenti sono accessibili su tutto il territorio nazionale: lettere di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, referti di laboratorio, di radiologia e di specialistica ambulatoriale, verbali di pronto soccorso». A livello regionale, in Liguria non è disponibile il profilo sanitario sintetico, mentre sono inseriti il documento di erogazione delle prestazioni specialistiche e quello di erogazione dei farmaci. Non sono disponibili i referti di anatomia patologica, mentre sono presenti il certificato vaccinale, il taccuino personale dell’assistito e la scheda della singola vaccinazione. Solo 5 Regioni (non c’è la Liguria, ma c’è il Piemonte) rendono disponibile la lettera di invito per screening vaccinazione e altri percorsi di prevenzione. La cartella clinica, invece, è disponibile esclusivamente in Lazio, Sardegna e Veneto. Attualmente, nei FSE regionali sono disponibili 37 servizi, che permettono ai cittadini di svolgere varie attività fondamentali: dal pagamento di ticket e prestazioni alla prenotazione di visite ed esami, fino alla scelta del medico di medicina generale o alla consultazione delle liste d’attesa. La disponibilità di questi servizi varia significativamente tra le Regioni: solo Lazio (67%) e Toscana (64%) superano la soglia del 60%, la Liguria è al 15% e il Piemonte al 54%. Altro tema quello del «consenso alla consultazione». Al 31 agosto 2024 il 41% dei cittadini italiani ha espresso il consenso alla consultazione dei propri documenti sanitari da parte di medici e operatori del Ssn, ma anche qui si rileva un’ampia variabilità regionale: in Liguria solo il 10% dei cittadini hanno espresso il consenso, in Piemonte la percentuale è del 25. Il FSE è uno strumento anche, ovviamente, per i medici. Ma l’utilizzo da parte di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta è ancora variabile, ma alto. Sono 11 le Regioni che raggiungono il 100% di utilizzo, tra cui il Piemonte, mentre la Liguria è al 99%. Maglia nera, invece, per gli specialisti liguri: la Liguria rimane il fanalino di coda con una totale assenza di medici specialisti abilitati (0%), e «guadagna» l’ultimo posto fra le regioni. In Piemonte, invece, tra giugno e agosto 2024, il 18% dei cittadini ha utilizzato il FSE nei 90 giorni antecedenti alla data di rilevazione; tra giugno e agosto 2024, il 100% dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta vi ha effettuato almeno un’operazione e al 31 agosto 2024, il 100% dei medici specialisti delle aziende sanitarie risulta abilitato all’utilizzo del FSE (media Italia 76%).
A partire dal 2025, un’importante innovazione è destinata a incrementare ulteriormente l’uso del FSE: la dematerializzazione della ricetta bianca. Grazie a questa evoluzione, anche le prescrizioni non a carico del Ssn saranno disponibili in formato elettronico e gestibili direttamente attraverso il FSE. «La ricetta bianca dematerializzata - commenta Cartabellotta - rappresenta un significativo passo avanti verso una sanità sempre più digitale e integrata. Sebbene rimanga per il paziente la possibilità di ricevere la ricetta via email, WhatsApp o di ritirare il farmaco direttamente in farmacia tramite il proprio codice fiscale, il FSE diventerà il fulcro di una gestione completa, sicura e trasparente delle prescrizioni mediche». Ma solo per chi è «digitale», gli altri, e molti sono anziani, rischiano l’emarginazione.