Concluso il progetto «Sprigionare i pensieri»

L’obiettivo era coinvolgere i detenuti in un percorso di ricostruzione della propria identità

17/11/2025
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Si è concluso con la donazione di due pc portatili alla Casa circondariale di Novara, per rafforzare le competenze digitali dei detenuti, il progetto “Sprigionare i pensieri”, promosso tra novembre 2024 e marzo 2025, dalla Fondazione “Franca Capurro per Novara”, costituitasi nel 2007 su iniziativa della famiglia dell’imprenditrice edile (già presidente dell’Associazione Industriali di Novara) prematuramente scomparsa nel 2005 e da allora sempre molto attiva in iniziative di supporto alla ricerca e di solidarietà sociale.
“Sprigionare i pensieri”, che ha coinvolto attivamente sette detenuti in un percorso di ricostruzione della propria identità e di ripensamento della propria progettualità di vita attraverso gli strumenti del gruppo e della scrittura, è stato presentato il 13 novembre 2025 nella sede novarese di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv).
Durante i lavori il presidente di Cnvv, Carlo Robiglio, ha ricordato Franca Capurro, «una donna straordinaria: capace, determinata, profondamente attenta alle persone, che credeva fermamente nella formazione e nella possibilità per ciascuno di costruirsi un futuro migliore. Questo spirito vive in un progetto che dà voce a chi spesso non ne ha, offrendo agli uomini che vivono l’esperienza del carcere la possibilità di riflettere, di esprimersi, di ritrovare un senso di sé attraverso il senso di appartenenza ad un gruppo, attraverso la scrittura e la rilettura di quanto elaborato. Il tema dell’esperienza carceraria è un tema difficile, ma profondamente umano, riguarda la dignità della persona e la possibilità del cambiamento. È un tema di grande valore sociale, che ci ricorda quanto sia importante offrire a tutti una seconda possibilità, attraverso il dialogo e l’inclusione. E sapere che la Fondazione Franca Capurro ha scelto di impegnarsi in questa direzione è motivo di orgoglio e di speranza per tutti noi».
Filippo Arrigoni, presidente della Fondazione “Franca Capurro per Novara” e secondogenito dell’imprenditrice, ha ricordato altri due importanti progetti, tra le molte iniziative intraprese nel corso degli anni, promossi dalla Fondazione fin dai suoi esordi e che proseguono tutt’ora: uno sull’elaborazione del lutto tra i familiari di ex pazienti oncologici attraverso la discussione in gruppo e “La cura di chi cura”, dedicato, con la stessa metodologia, al sostegno di chi lavora nel reparto di medicina dell’Ospedale di Novara, «che è riuscito – ha spiegato – a ridurre molto il turnover degli operatori». «Il progetto “Sprigionare i pensieri” – ha aggiunto – è invece nato dall’esigenza di comprendere meglio la vita che si svolge in carcere e per aiutare le persone che lo abitano a non ricadere negli errori che le hanno portate lì».
Mariella Enoc, manager della sanità, socia fondatrice di “Franca Capurro per Novara”, ha ricordato la profonda amicizia che la legava all’imprenditrice e la sua capacità di mettere al centro i problemi della persona. Ripercorrendo alcuni aspetti della sua esperienza passata come presidente dell’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, Enoc ha ricordato che «come il malato non è la malattia, il detenuto non è il reato» e annunciato di voler ritornare a essere parte attiva della Fondazione, «che in questi anni è molto cresciuta anche in termini di idee», e di altre iniziative che sta progettando a Novara.
Annamaria Dello Preite, direttrice della Casa circondariale di Novara, ha messo in evidenza l’importanza di un progetto finalizzato a «ricreare la capacità di elaborare la sofferenza, ma anche a superare i pregiudizi nei confronti del carcere» e ha ringraziato la Fondazione per il garbo e il rispetto che ha sempre avuto nei confronti della realtà carceraria e di chi la vive quotidianamente.
Elisabetta Sebastiani, responsabile area trattamentale della Casa circondariale di Novara, ha messo in evidenza i cambiamenti che si sono registrati all’interno del gruppo, composto da detenuti italiani e stranieri, in cui «tutti hanno dimostrato entusiasmo e percepito un’atmosfera di accoglienza che ha saputo valorizzare le competenze di ciascuno e accompagnato gli ospiti verso un cammino di consapevolezza e rivisitazione delle proprie scelte».
Anche Giuliana Ziliotto, psicologa psicoterapeuta individuale e di gruppo, coordinatrice del progetto, ha testimoniato di avere percepito molta accoglienza e disponibilità da parte dei partecipanti, la cui narrazione ha contribuito a far crescere le relazioni fino a far diventare il percorso «un laboratorio affettivo molto importante anche a livello umano». «Ricostruire gli eventi della propria vita – ha spiegato - ha avuto una ricaduta importante sull’identità e l’autostima di ciascuno, rendendo possibile intravvedere un destino diverso per il proprio futuro. Tutti sono riusciti a scrivere qualcosa di sé e quando ci è stato chiesto di rileggere la loro storia, che si è rivelata come unica e irripetibile, le emozioni condivise sono state molto forti».
Marella Basla, psicologa psicoterapeuta, consulente tecnico di Tribunale e Procura di Novara, ha sottolineato come l’esperienza di “Sprigionare i pensieri” si stata molto positiva, grazie alla partecipazione di «persone molto curiose, disponibili e collaborative. Il percorso ha consentito una profonda revisione della propria identità e progettualità, aiutando a comprendere che la condanna è sul reato e non sulla persona. Fra i temi che sono stati affrontati figurano il cambiamento, soprattutto interiore, la dimensione della scelta e della libertà, soprattutto dai vincoli mentali, il passaggio dal senso di colpa a quello di responsabilità e la famiglia come stimolo per la progettualità futura».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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