La professoressa Lara Trucco torna a insegnare all'Università di Genova. Non sarà più la coordinatrice dei corsi (lei stessa lo ha escluso) ma potrà, anzi dovrà salire ancora in cattedra e riprendere i suoi corsi. Lo ha deciso il Tar di Genova, con l'ordinanza 512/24 pubblicata ieri, che accoglie il ricorso dell'insegnante e condanna l'Ateno anche al pagamento di tutti gli stipendi precedenti sospesi dal momento in cui la professoressa avrebbe potuto tornare a svolgere il proprio compito.
Lara Trucco nel 2022, all'epoca proretrrice, era stata arrestata a seguito di un'inchiesta per concorsi condizionati all'interno dell'Università per l'assegnazione di ruoli di professore e ricercatore. La prof era stata dapprima messa gli arresti domiciliari, poi la misura interdittiva era stata via via affievolita con l'obbligo di dimora e poi con la revoca definitiva, una volta esaurito il periodo massimo di applicazione delle esigenze cautelari. Per lei è stato chiesto il rinvio a giudizio ma, come tutti coloro che non sono condannati in via definitiva, è innocente fino a prova contraria.
Essendosi dimessa dall'incarico di prorettrice e dall'incarico di coordinamento dei corsi, Lara Trucco aveva anche diritto di tornare a insegnare, anche perché nel frattempo le era stata sospesa ogni retribuzione, salvo quella del "reddito minimo alimentare". L'Università aveva però respinto la sua richiesta di poter tornare al lavoro.
Il Tar ha cassato questo veto dell'Ateneo, con una doppia motivazione. E' pur vero che le misure cautelari non sono venute meno per un miglioramento del quadro accusatorio che resta immutato, però - scrive il Tar - "il motivo di ricorso in esame è fondato nella parte in cui deduce l’eccesso di potere ravvisabile nella sproporzione che connota l’estensione degli effetti del provvedimento stesso rispetto agli addebiti mossi all’odierna ricorrente in sede penale". Qusto perché le contestazioni riguardano fatti specifici che la professoressa, secondo il tribunale amministrarivo, non potrebbe più commettere. "I reati contestati all’odierna ricorrente riguardano esclusivamente le procedure di selezione di alcune figure della carriera universitaria. Ne consegue che non si ravvisa (né è stato ravvisato dall’Università, posto il silenzio sul punto dei provvedimenti che, a vario titolo, hanno disposto o confermato la sospensione cautelare dal servizio) alcun pericolo (specie alla luce del tempo trascorso dai fatti) nella ripresa dell’attività didattica e di ricerca, ad esclusione di tutte (e sole) le attività che a qualsiasi titolo riguardino la selezione del personale della carriera universitaria o il conferimento di borse di studio o assegni di ricerca".
Curioso anche il passaggio in cui il Tar toglie all'Università l'alibi di voler salvaguardare, con la sospensione "l’immagine e il prestigio dell’Università, riferimento peraltro generico". I giudici infatti fanno notare che se avesse pensato a questo, l'Ateneo non avrebbe dovuto, come invece ha fatto, "pubblicare su un sito web che utilizza il proprio dominio istituzionale la notizia (recante la data del 24 gennaio 2024 e tuttora visibile) della partecipazione dell’odierna ricorrente, nell’ambito della “squadra dei dipendenti universitari”, ai campionati nazionali universitari invernali (inclusi l’indicazione del premio conseguito e la fotografia dell’odierna ricorrente)". L'Università si vanta della propria "prof campionessa", ma se ne vergogna?
Anche per questo il Tar ha "condannato l’Università degli studi di Genova a reintegrare in servizio la ricorrente e a corrispondere alla stessa la retribuzione dovuta a far data dall’adozione del provvedimento impugnato. E ha condannato l’Università degli studi di Genova alla rifusione, in favore della ricorrente, delle spese di lite, che liquida in euro 5.000" più le spese.