Delitto del trapano di Genova, il Dna incastra Fortunato Verduci

Ad una svolta il cold case di vico Indoratori

GDG 28/01/2025
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Ad una volta l’inchiesta sul «delitto del trapano».  Il Dna prelevato trovato sulla scena dell'omicidio di Maria Luigia Borrelli, la prostituta uccisa in un basso di vico Indoratori, il 5 settembre 1995, corrisponderebbe a quello di Fortunato Verduci. Si tratta del carrozziere unico indagato per l'assassinio, ribattezzato il delitto del trapano per la modalità con cui è stata uccisa Borrelli. La donna venne trafitta proprio con la punta di un trapano al collo e al petto. Il cold case dunque sarebbe vicino alla soluzione perché dopo i primi risultati emersi nel corso delle indagini della pm Patrizia Petruzziello, anche l'ultimo esame del Dna effettuato dal medico legale Selene Cisana, incaricata dal gip Alberto Lippini, mostrerebbe il match tra il campione di 'uomo1' trovato sulla scena del crimine e quello del carrozziere a cui era stato prelevato un tampone salivare lo scorso 2 dicembre. La perizia della consulente è stata depositata nei giorni scorsi in tribunale in vista dell'udienza che si terrà il prossimo 10 febbraio.
Verduci, dopo aver cambiato diversi legali è assistito dagli avvocati Emanuele Canepa e Andrea Volpe che si sono affidati al genetista dell'Università di Trieste Paolo Fattorini. Durante l'udienza del 10 saranno confrontate le perizie di Cisana, Fattorini e della consulente della figlia di Borrelli, Marina Baldi, nominata dall'avvocato Rachele De Stefanis, che dichiara: "Siamo contenti dell'esito nel quale confidavamo e ora rimane solo da chiedere il rinvio a giudizio che speriamo arrivi presto". Dopo l'avviso di conclusione indagini preliminari Verduci avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o presentare una memoria difensiva, dopodiché arriverà la richiesta di richiesta di rinvio a giudizio della pm. Negli anni non era mai stato trovata corrispondenza con le tracce di Dna maschile trovate all'interno del basso in cui era stata uccisa la donna, ma grazie alla banca dati del ministero della Giustizia è stato possibile risalire al Dna di un detenuto nel carcere di Brescia, che sarebbe parente di Verduci, il quale in un primo momento avrebbe negato di conoscere Maria Luigia Borrelli, salvo poi ammettere che avrebbe potuto averla frequentata come cliente.
Nonostante le prove a suo carico, compresa un'intercettazione telefonica in cui si tradirebbe attribuendosi un altro delitto
Verduci si è sempre detto innocente. Non la pensa così la pm Petruzziello che ha chiesto più volte che il carrozziere venga rinchiuso in carcere, ma si è vista negare da tutti i gradi di giudizio le istanze.
In attesa delle motivazioni della Cassazione, è noto che se sia il gip che il tribunale del Riesame abbiano sospetti sul suo coinvolgimento nel delitto, ma attribuiscono a Verduci un cambiamento negli anni in cui ha continuato a vivere e lavorare a Genova, che farebbe venire meno le esigenze cautelari nei suoi confronti. Per questo, anche in caso di condanna in primo grado, Verduci che per il delitto rischia l'ergastolo, non andrebbe in carcere almeno fino a sentenza passata in giudicato, quindi fino all'eventuale condanna in appello.

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