Ponte Morandi 6 anni dopo, resta il ricordo non le polemiche

Celebrato l'anniversario del crollo in un clima meno aspro e con applausi alle istituzioni

Diego Pistacchi 14/08/2024
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Le corone deposte dove crollò il ponte
Il sole e il caldo torrido. La tempesta di fulmini, vento e pioggia. Due vigilie di Ferragosto che sembrano più distanti di sei anni. E probabilmente lo sono. Genova commemora, anzi più correttamente rivive quel terribile 14 agosto del 2018 in cui in Ponte Morandi crollò portandosi via molto più che le 43 vite di chi oggi viene ricordato con commozione. In quelle macerie c’era tutta Genova, c’erano tutta la Liguria e l’Italia. C’erano anche le vite, che non saranno più come prima, di chi ha perso i propri cari.
Il 14 agosto 2024 gli ombrelli sono ancora aperti ma servono per ripararsi dal sole, sembra quasi una giornata opposta per tanti motivi. A cominciare dal clima che si respira in Valpolcevera sotto quello che oggi si chiama Ponte Genova San Giorgio. Perché non è il Morandi ricostruito, è un simbolo di una Genova e di una Liguria nuove, di quella reazione e di quell’orgoglio, di quella capacità anche amministrativa che stupì il mondo con lavori a tempo di record. Sei anni dopo resta davvero il dolore e la voglia di non dimenticare, ma manca finalmente la polemica. Al netto di qualche scivolone dei giorni scorsi di chi non ha resistito all’italico vizio di buttare in politica anche le tragedie, commentando fatti che nulla hanno a che vedere con i morti del Morandi, alle 11.36 le sirene e le campane, il lancio di rose nel Polcevera richiamano tutti al rispetto delle vittime. Non ci sono ministri da fischiare o da applaudire a seconda del proprio credo politico. Ci sono istituzioni che rappresentano quella città e quella regione che si sono rimboccate le maniche, hanno reagito, sono state vicine ai familiari delle vittime, hanno dato una casa agli sfollati, sostegno alle aziende della vallata, costruito il nuovo ponte.
Dopo la messa celebrata dall’arcivescovo Marco Tasca, le parole delle orazioni ufficiali sono quelle del sindaco, del rappresentante del governo, del presidente reggente della Regione, anche del presidente della Repubblica che non è presente ma fa arrivare un messaggio. I nomi sono quelli di Marco Bucci, Edoardo Rixi, Alessandro Piana e Sergio Mattarella. Ma poco importa, perché contano molto di più le istituzioni che rappresentano.
Non a caso vengono apprezzati senza distinzioni. Trovano il plauso dei parenti delle vittime, dei comitati di sfollati, delle gente comune. Perché finalmente non c’è un retrogusto politico a condizionare l’approvazione per quanto Genova ha saputo fare e continua a fare. Come nel caso del memoriale, che verrà completato entro novembre. «Abbiamo accolto la richiesta dello stesso comitato dei parenti delle vittime, che abbiamo inserito nel comitato scientifico del memoriale, di non far coincidere l’inaugurazione con questa giornata di ricordo», osserva il vicesindaco Pietro Piciocchi, che sottolinea come il progetto sia stato seguito da una vera e propria archistar come Stefano Boeri e abbia visto un impegno non irrilevante del Comune per la realizzazione.
Un minor «inquinamento»politico della tragedia ovviamente non significa passare sopra e dimenticare lentamente. Tantomeno esclude i doverosi richiami alle istituzioni che hanno responsabilità affinché non si ripeta mai una cosa simile. E molti guardano ad esempio al processo in corso a Genova, a proposito del quale spesso si sono levati dubbi circa i tempi  per i quali si prospetta il rischio prescrizione. «Le responsabilità devono essere definitivamente accertate e auspico che il lavoro delle autorità preposte si svolga con l’efficacia e la prontezza necessarie a ogni sentimento di giustizia», è il monito che risuona dalla lettera del presidente Mattarella letta dal sindaco Bucci. «Quel Ponte - aggiunge il premier Giorgia Meloni - ricorda alla nazione le tante, troppe, domande rimaste ancora senza risposta. Fare giustizia e individuare le responsabilità per ciò che è accaduto, accertando una volta per tutte colpe e omissioni, è un dovere morale, oltre che giudiziario». Egle Possetti, portavoce di un comitato delle vittime, si dice certa che la magistratura stia lavorando bene. Giuseppe Altadonna, padre di Luigi, al contrario è preoccupato: «Si va a rilento, sei anni sono tanti, ci sono maxi processi come a Lamezia Terme (per mafia, ndr) che dopo un anno e mezzo si sono conclusi». 
La Cisl Liguria guarda avanti: «Dagli errori, anche quelli luttuosi, bisogna imparare perché mai più succeda una simile catastrofe: bisogna garantire sicurezza per i cittadini e per i lavoratori, investendo in quelle opere e in quelle manutenzioni che servono ad assicurare la tranquillità di tutti e lo sviluppo dell’economia a sostegno dell’intera popolazione». È il concetto del sindaco Bucci, forse uno dei passaggi più apprezzati del suo intervento:«Abbiamo tanti investimenti in infrastrutture, non dobbiamo commettere gli errori del passato, dobbiamo costruire bene e costruire infrastrutture, che servono, sicure. Non devono succedere più tragedie di questo tipo. Genova non era in ginocchio quel giorno, l’ho detto due ore dopo la tragedia (e si commuove, ndr), lo abbiamo dimostrato e continueremo a dimostrarlo, non ci arrendiamo davanti a niente, ma bisogna continuare il cammino e bene e accelerare se si può».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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