Istituzioni, Stellantis e sindacati continuano a scontrarsi, mentre lavoratori e lavoratrici non sanno più dove sbattere la testa. La storia sembra sempre la stessa.
Nelle ultime ‘puntate’ del dramma dell’automotive, la Regione Piemonte è corsa in soccorso ai 380 lavoratori e lavoratrici della Lear, con sede a Grugliasco (Torino), con una cassa integrazione in deroga per l'anno nuovo.
Sul fronte dello stabilimento torinese di Mirafiori, invece, si prevede uno stop della produzione per un mese, tra dicembre e gennaio.
Nel frattempo, l’ad del Gruppo Stellantis, Carlos Tavares, tuona contro il «caos burocratico» dell'Europa e i sindacati chiudono il cerchio, esprimendo le consuete perplessità.
«La Regione Piemonte è pronta a garantire la cassa integrazione per area di crisi complessa e dare così un sostegno immediato ai lavoratori e alle lavoratrici della Lear» – ha dichiarato Elena Chiorino, vicepresidente e assessora al Lavoro del Piemonte, in seguito al Tavolo Lear riunitosi questa settimana al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
In questo modo si innesca un vero e proprio circolo virtuoso. Infatti, le risorse erano già predisposte, almeno per due diverse tipologie di ammortizzatore sociale. L'azienda ha deciso ufficialmente di usufruirne per i prossimi 12 mesi e, a ruota, i 380 lavoratori e lavoratrici hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e scongiurare, almeno per il momento, il concreto rischio di licenziamento.
Immediata la reazione soddisfatta dei sindacati che hanno aggiunto, però, una chiosa alle buone intenzioni dell'azienda e della Regione.
«I dodici mesi di tutela aggiuntiva che oramai possiamo considerare quasi acquisiti – le parole riportate in una nota di Fim, Fiom e Uilm – dovranno servire a trovare un investitore che re-industrializzi il sito, giacché i volumi produttivi nella fabbrica torinese sono ridotti al lumicino e lo stesso utilizzo di ammortizzatori sociali sta giungendo al suo limite massimo».
Ha superato ogni limite per la sopravvivenza, invece, l'impianto Stellantis di Mirafiori, con l'annuncio della sospensione delle attività dal 2 al 17 dicembre, immediatamente prima della chiusura collettiva prevista tra il 18 dicembre e il 5 gennaio.
La decisione impatta duramente sulle famiglie dei 1.800 dipendenti impiegati sulle linee della Fiat 500 elettrica e delle Maserati GranTurismo e GranCabrio.
Stellantis, dal canto suo, ha spiegato la decisione appellandosi, come di consueto, alla «persistente situazione di incertezza nelle vendite di vetture elettriche in svariati mercati europei, che rappresentano il 97% della produzione di Mirafiori e di vetture del settore del lusso in alcuni Paesi come Cina e Stati Uniti».
Nello specifico si sostiene che «il segmento delle city car elettriche in Europa nei primi 10 mesi dell’anno si è ridotto del 54% rispetto al 2023» e che «questo non è sufficiente a mantenere una continuità nella produzione». Seguono le promesse di rito, cioè l'impegno a «garantire la continuità di tutti gli impianti e le attività» e, nello specifico, di produrre la nuova Fiat 500 ibrida anche a Mirafiori.
I sindacati, però, non ci stanno.
«Come avevamo preventivato – dichiarano dalla Fiom Cgil – l’utilizzo degli ammortizzatori sociali continua in modo esponenziale. Siamo di fronte a un altro lunghissimo stop produttivo, della durata di un intero mese, che pensiamo possa essere anche ulteriormente prolungato successivamente, con il 2025 che si prospetta come un altro anno terribile: il diciottesimo anno consecutivo in cui sono utilizzati gli ammortizzatori sociali».
Suonano così ancora più dure e inquietanti le dichiarazioni di Carlos Tavares, ceo di Stellantis, nel corso di una conferenza stampa incentrata sulle sfide future del settore automobilistico.
«L'Europa è un vero caos burocratico – ha tuonato – che frena l'innovazione e ostacola lo sviluppo industriale. Dovremmo prendere esempio dal Marocco, dove le procedure amministrative sono più snelle e orientate al supporto degli investimenti. In Marocco, la collaborazione con le autorità è diretta ed efficiente. Gli investitori possono contare su trasparenza e tempi rapidi nelle decisioni».