Ilva i lavoratori bloccano la città Bucci: «Deve restare aperta»

Giornata difficile per le proteste che hanno causato enormi disagi al traffico. Salis scrive al ministro Urso

Vittorio Magni 20/11/2025
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Il presidente Bucci in strada con gli operai
Il futuro dell’ex Ilva di Cornigliano non si difende con le frasi fatte: servono decisioni, non slogan.
E in una giornata cruciale per la siderurgia genovese, il presidente della Regione Liguria Marco Bucci ha scelto la strada più concreta: presentarsi al presidio, parlare con gli operai e ribadire che «la fabbrica deve avere un futuro e deve restare aperta». Un gesto che ha dato un segnale preciso: la Regione non intende restare spettatrice di una crisi che può travolgere un intero settore strategico.
Davanti ai lavoratori, Bucci ha ricordato che Genova e la Liguria «sono dalla parte dei lavoratori» e che il territorio non è disposto a rinunciare a una produzione considerata essenziale. Ha sottolineato anche il valore industriale dello stabilimento: «La latta che si produce qui è di altissima qualità», ha spiegato, evidenziando che rifornirsi all’estero non avrebbe senso quando esiste un’eccellenza italiana in grado di soddisfare il mercato.
Sul nodo Taranto, il presidente ha affrontato la questione senza giri di parole: «Se quel collegamento non funziona, va trovata un’alternativa», ha detto, richiamando l’esigenza di una filiera meno dipendente dalle incertezze pugliesi. Gli impianti di Cornigliano - ha ribadito - devono essere messi nelle condizioni di produrre ciò che serve alla continuità del ciclo siderurgico».
Quanto al futuro societario, Bucci ha confermato che il confronto con il Governo è costante e che nessuna ipotesi è esclusa: «Se la vendita complessiva non dà garanzie per Genova, va valutata anche una vendita separata delle diverse parti». Una posizione pragmatica, che punta a salvaguardare posti di lavoro e capacità produttiva, senza farsi dettare i tempi da una trattativa nazionale ancora incerta.
Mentre il presidente parlava con i lavoratori, Genova affrontava una delle giornate più complicate degli ultimi anni. Le direttrici verso Ponente e Valpolcevera erano bloccate dalle prime ore del mattino, la Guido Rossa ridotta a un serpentone immobile, autobus e mezzi di soccorso in difficoltà. In aeroporto, molti passeggeri non sono riusciti a raggiungere il terminal. A Cornigliano, gli operai hanno occupato lo stabilimento e bloccato le arterie principali: oltre mille i posti a rischio a Genova, circa seimila i lavoratori coinvolti nella cassa integrazione a livello nazionale dal primo gennaio.
Le organizzazioni sindacali sono durissime. Fiom parla di un piano che «porta alla fine della siderurgia» e denuncia come a Taranto si produca «solo per fare cassa» mentre gli stabilimenti del Nord rischiano lo stop totale. Da qui la richiesta di interventi immediati e non più rinviabili.
Nel pomeriggio è arrivata una precisazione dei Commissari straordinari di Acciaierie d’Italia, che hanno smentito un aumento della cassa integrazione: i lavoratori coinvolti resteranno 4.450. I 1.550 citati in alcune ricostruzioni parteciperanno invece a un percorso formativo di 93.000 ore complessive, equiparato alla presenza in servizio.
Sul fronte politico cittadino, però, la reazione è apparsa debole. La sindaca Silvia Salis ha inviato una lettera al ministro Urso chiedendo un tavolo sindacale: un atto formale, tardivo, poco utile in una mattinata in cui Genova era paralizzata e i cittadini vivevano disagi pesantissimi.
Critiche arrivano anche dalla Fim Cisl, secondo cui la proposta del Governo è «inaccettabile» e rischia di tradursi nell’ennesima proroga della cassa integrazione senza una vera prospettiva produttiva.
La differenza, oggi, è evidente: da una parte chi incontra i lavoratori, ascolta e propone soluzioni; dall’altra chi si rifugia in lettere e comunicati.
La destra sceglie l’azione. La sinistra sceglie le parole.
E Genova resta ferma, schiacciata dal traffico e dall’incertezza, mentre la crisi dell’acciaio non consente più rinvii.
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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