Ex Ilva ad un passo dalla svolta, diversi i colossi industriali esteri interessati all'azienda

Vertice in Regione tra amministratori di Liguria e Piemonte sul futuro delle acciaierie

26/02/2025
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Il futuro dell’ex Ilva si gioca sulle scelte a cominciare dalla selezione dell’investitore. Il piano industriale sarà poi determinante per stabilire se gli stabilimenti potranno tornare a pieno regime e in che modo verranno sfruttate le aree liguri e piemontesi.  Tutto questo mentre il governo e i commissari straordinari stanno valutando le offerte degli investitori interessati a prendere in mano la gestione dell’ex Ilva sotto la supervisione del ministro del Made in Italy Adolfo Urso che ha annunciato che entro la settimana sarà individuato l’investitore che guiderà la ripresa dell’acciaieria. A un anno dall’ingresso della gestione commissariale, la situazione degli impianti dell’ex Ilva appare in fase di recupero, anche se la produzione si attesta ancora al 70% delle sue potenzialità. Il 2024 ha fatto segnare un record negativo di produzione dell'ex Ilva, anche se all'inizio dell'anno era insperabile arrivare a 2 milioni di tonnellate, ma per il 2025 si punta ad un totale che va dai 3,6 ai 4 milioni di tonnellate di acciaio. La situazione è stata analizzata in Regione Liguria dove si è dibattuto sul futuro degli stabilimenti di Cornigliano, Novi Ligure e Racconigi. Al vertice hanno partecipato anche il consigliere delegato allo Sviluppo economico e all’Industria della Regione Liguria, Alessio Piana, l’assessore alla Logistica e alle Infrastrutture Strategiche del Piemonte, Enrico Bussalino, e l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Genova, Mario Mascia. In videoconferenza era presente il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci. Tra le ipotesi in discussione c’è anche la possibilità di introdurre un forno elettrico a Genova, una soluzione più sostenibile dal punto di vista ambientale. Tuttavia, Saitta ha chiarito che questa scelta dipenderà dalle decisioni dell’acquirente. Piana ha ribadito la centralità di Genova nella produzione dell’acciaio e la volontà delle istituzioni di garantire un futuro al sito produttivo: «Genova deve rimanere centrale, dobbiamo far parte di quello che sarà il nuovo asset. Siamo certi che la città manterrà un ruolo strategico nella siderurgia», ha dichiarato il consigliere. Uno dei punti centrali della discussione riguarda il ruolo degli stabilimenti di Genova, in particolare la produzione di banda stagnata, settore in cui la domanda supera l’offerta e su cui si sono concentrati gli investimenti maggiori. «Abbiamo privilegiato l'ipotesi del pacchetto unico perché i diversi impianti vivono bene insieme», ha spiegato il direttore generale di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, Maurizio Saitta allontando l’ipotesi di uno spezzatino. Il futuro degli stabilimenti genovesi e piemontesi dipenderà dal piano industriale del nuovo investitore. Tra le proposte pervenute, la cordata azera formata da Baku Steel Company e Azerbaijan Investment Company è attualmente in vantaggio con un’offerta che si aggira intorno al miliardo di euro. Anche Jindal Steel International avrebbe alzato la propria offerta in extremis, mentre il fondo americano Bedrock non avrebbe rilanciato la sua proposta dopo la riapertura dei termini. Nel frattempo è stato sottoscritto l’accordo con cui Società Per Cornigliano riconoscerà, per il 2025, ai lavoratori che svolgono lavori di pubblica utilità un welfare pari a 390 euro annui, in aggiunta a quelli già riconosciuti dal contratto nazionale dei metalmeccanici.

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