I dazi di Donald Trump, in vigore dal 2 aprile, colpiranno anche l’Italia.
Il Tycoon ha imposto all’Unione Europa tariffe del 20% che costeranno ad ogni famiglia fino a 160 euro.
Per il nostro paese il rischio è serio e a sostenerlo è anche il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini: “Nel 2024 siamo arrivati a quota 65 miliardi in esportazioni, generando un surplus commerciale di 42. I settori oggi più esposti – ha aggiunto - sono proprio quelli che hanno esportato di più: il farmaceutico, l’alimentare e quello delle macchine per la produzione oltre al tessile-moda”.
“Le istituzioni italiane ed europee devono giocare tutte le carte possibili – ha aggiunto il leader di Confindustria-. L’Europa deve rimanere unita e chiunque ha buoni rapporti con l’amministrazione americana deve attivarli per il bene comune. Noi e la Germania siamo i Paesi più esposti nei confronti degli Usa e anche per questo stiamo lavorando con il presidente della Confindustria tedesca per rilanciare fattivamente le politiche industriali europee”.
Per l’Italia diventa essenziale, quindi, dopo aver tentato con la strada diplomatica, diversificare i mercati in cui esportare i propri prodotti, per non dipendere eccessivamente dagli Usa.
I possibili stati che potrebbero diventare nuovi partener commerciali dell’Italia sono Messico, India, Giappone, Thailandia e Vietnam.
In più, si dovrebbe dare piena operatività al trattato con il Mercorsur.
In ogni caso, se si arrivasse a uno scontro con gli Usa, a trarne profitto sarebbe solo la Cina ed infatti il Tycoon ha già aperto alla possibilità di negoziare.
“I dazi? Uno strumento per trattare”.
Non solo l’industria è in pericolo, l’Italia rischia di subire anche un contraccolpo nel settore dell’alimentare, fiore all’occhiello del Made in Italy. Per il Piemonte le preoccupazioni sono chiaramente rivolte al vino.
A rafforzare le preoccupazioni arriva anche il Rapporto di previsione del Centro Studi di Confindustria, “Energia, Green Deal e dazi: gli ostacoli all’economia italiana ed europea”. Secondo l’analisi, i dazi Usa rischiano di rallentare l’economia italiana: il Pil previsto per il 2025 è pari al +0,6%, ma una possibile escalation protezionistica potrebbe ridurlo fino al +0,2%. Un rischio che coinvolge anche le imprese della provincia di Cuneo, fortemente vocate all’export. Solo nel 2024, il territorio cuneese ha esportato prodotti manifatturieri per un valore di 10,7 miliardi di euro, in crescita del +5,5% rispetto all’anno precedente. Di questi, 699 milioni di euro, che rappresentano il 6,5% del totale, hanno avuto come destinazione gli Stati Uniti.
Inoltre, si stima che in Italia siano a rischio oltre 50mila posti di lavoro ed è prevista una riduzione dell’export tra il 13,5% e il 16,4% nei settori chiave come agroalimentare, chimica e farmaceutica. A essere colpite saranno soprattutto le regioni leader dell’export come Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, ma anche le aree più fragili del Sud, in particolar modo Sardegna, Molise, Sicilia, dove la scarsa diversificazione rende le imprese particolarmente vulnerabili.
Detto ciò, Confindustria Cuneo ha messo in campo una serie di iniziative concrete per supportare le imprese in questa fase di forte incertezza. L’Unione degli industriali cuneesi ha costituito una task force tecnica, a disposizione delle aziende associate per consulenze specifiche e mirate alla gestione degli impatti legati alle nuove misure. In parallelo, è stata attivata una sezione speciale sul sito di Confindustria Cuneo, dedicata all’emergenza dazi Usa/Ue e accessibile direttamente dalla home page, dove è possibile consultare circolari tecniche e documenti di approfondimento, visionare webinar, ascoltare podcast e ottenere contatti utili.
«I dazi americani - dichiara Alessandro Battaglia, presidente della Commissione Internazionalizzazione e Attrazione investimenti di Confindustria Piemonte - hanno generato una forte incertezza sui mercati mondiali e, come sempre, l’incertezza crea timore nelle imprese. Finché non si conoscerà l’esito delle negoziazioni è difficile fare valutazioni definitive, ma occorre comunque prepararsi a gestire l’impatto di una guerra commerciale senza precedenti. L’auspicio è che l’Italia resti compatta insieme agli altri Paesi Ue. Per dirla con le parole di Mario Draghi: “L’Europa dovrà agire come se fosse un solo Stato”. Detto questo, possiamo anche cogliere delle opportunità: l’introduzione dei dazi potrebbe stimolare ulteriormente l’internazionalizzazione delle aziende, che resta una strategia vincente a prescindere dalle politiche commerciali degli Stati Uniti».
«Un effetto positivo, se vogliamo trovarlo, i dazi americani lo hanno determinato - commenta Mariano Costamagna, Presidente di Confindustria Cuneo -: far comprendere all’Unione Europea che bisogna agire subito e che occorre farlo muovendosi in maniera unitaria. Serve una reazione forte da parte dell’Europa. Le imprese non possono essere lasciate sole di fronte a decisioni che mettono a rischio l’equilibrio delle filiere. La preoccupazione, quindi, si avverte, ma ci sono anche opportunità. Noi imprenditori dobbiamo sempre cercare di riempire il mezzo bicchiere vuoto e affrontare queste complessità con fiducia e coraggio. Dalla nostra, nel Cuneese, abbiamo un modello imprenditoriale solido, capace di raggiungere con efficacia diversi mercati e di garantire qualità. Questo significa che i consumatori saranno disposti a riconoscere il valore dei nostri prodotti, anche a fronte di un aumento dei costi. Certo, non sarà un percorso facile, ma siamo, con tanta consapevolezza, pronti a raccogliere la sfida».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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