«Nonostante la fame non uccidemmo Garibaldi»

Il racconto emozionante sulla guerra della monregalese Piera Barucco

Alessandro Marini 27/09/2024
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“Il mio primo ricordo della guerra è di mio padre che mi tiene in braccio nel rifugio antiaereo di via Meridiana a Mondovì. Era scattato l’allarme e ci siamo precipitati in quel sotterraneo. Siamo rimasti lì tutta la notte e quando pensavamo fosse ormai giorno, siamo usciti. Fuori c’era un bel sole e un sacco di gente che andava al mercato.” Inizia così il racconto di Piera Barucco, monregalese classe 1937.
“Vivevamo in piazza San Pietro. In guerra c’era penuria di viveri, specialmente per chi abitava in città. Abbiamo dovuto affittare una stanza ad una giovane ragazza e a sua madre, così da avere qualche lira in più per noi. Inoltre, mio padre, reduce della grande guerra cominciò ad allevare alcune galline e un gallo sul balcone di casa e i conigli in mansarda. Il gallo lo avevamo chiamato Garibaldi e con il tempo ci affezionammo, tanto che non riuscimmo più ad ucciderlo. 
Mio padre si chiamava Barucco Marco, nacque nel 1895 e durante il primo conflitto mondiale, in cui combattè in Veneto, insegnò a scrivere ad alcuni suoi commilitoni. 
Una volta ricordo che era giorno, una bella giornata di sole, ma poi improvvisamente si alzò una nebbia fitta. Subito si sparse la voce che avevano bombardato il comizio agrario e io e mia madre ci precipitammo là, dal momento che mia nonna lavorava lì. Fortunatamente avevano colpito le ali del mercato, mentre mia nonna, appena aveva sentito l’allarme si era rifugiata nel bagno con la segretaria.
Nondimeno, un evento che non dimenticherò mai, è stato quando i tedeschi vennero da noi. Probabilmente videro il segno di una bici sotto casa nostra e poiché le sequestravano bussava ad ogni abitazione. Quando vennero da noi, io tremavo dalla paura, ma il tedesco che parlava poco l’italiano esclamò “No paura bambina, no paura! Bicicletta, bicicletta!”. Fu gentile e mi tranquillizzò, capì che non tutti i tedeschi erano cattivi.”

 

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