Lorenzo Perrone, l'uomo che aiutò Primo Levi

Classe 1904 era originario di Fossano

Valentina Sandrone 17/09/2025
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Lorenzo Perrone
L’11 settembre 1904 nasceva a Fossano, nel “borgo dei muratori”, Lorenzo Perrone.
Figlio di una famiglia umile e con uno scarso accesso all’istruzione, Perrone si avvierà ben presto alla professione proprio di muratore.
Il tempo a Fossano trascorreva tra duro lavoro, ristrettezze e serate all’osteria dove, a intervallare le bevute, c’era proprio la lettura di una embrionale “Piazza Grande”.
A fronte delle gravi difficoltà economiche, politiche e sociali, Lorenzo Perrone parte come operaio sotto l’allora alleata Germania nazista e nel 1942 si ritrova ad affrontare la costruzione della Buna, cantiere limitrofo a quella fabbrica di morte che fu Auschwitz.
Proprio in quell’abisso dell’animo umano il fossanese incontra un altro piemontese, ma dall’altro lato della barricata: Primo Levi.
Promettente chimico l’uno, semianalfabeta l’altro, ad avvicinarli sarà l’idea di aver trovato un consimile in un posto tanto ostile. Abituato a lavorare di mani e pancia e a pensare in dialetto, Lorenzo Perrone ci mette poco a intendere che al di là c’è un uomo esattamente come lui, solo più affamato: di libertà, di umanità, di vicinanza, e infine di cibo.
Sarà proprio Perrone, la cui eroica vicenda è narrata da Carlo Greppi in “Un uomo di poche parole”, ad aiutare Levi portandogli, ogni qualvolta si rendesse possibile, dosi extra di cibo e, in casi estremi, di altri generi di prima necessità, sottraendoli talvolta alla sua stessa razione, e garantendo così, attraverso gamelle così colme da non riuscire a esser trasportate, la sopravvivenza di uno dei più grandi testimoni del ‘900.
Una volta rientrato in Italia, Lorenzo Perrone non dimenticherà gli orrori visti e indirettamente vissuti e spronfonderà nelle piaghe dell’alcolismo e della malattia, andandosene prematuramente nel 1952, ma portando con sé un legame di amicizia, fiducia e devozione unico nel suo genere, testimoniato anche dal ricco scambio epistolare intercorso nel dopoguerra proprio con Levi.
Semianalfabeta e bevitore, Giusto tra le Nazioni e testimone, sorge spontaneo chiedersi cosa Lorenzo Perrone direbbe, dal tavolo dell’osteria, leggendo i giornali di oggi.
Forse non direbbe un bel niente, da vero uomo di poche parole, ma c’è da credere che non si fermerebbe a una casacca diversa o a un filo spinato.
Lorenzo Perrone, e tutti i Lorenzo del mondo, continuerebbero a cercare zuppa e pane per chi dice ho sete e ho fame.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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