E’ oramai autunno e lo si vede dal tempo che sta cambiando. Fa freddo, in montagna nevica, viene buoi presto e negli orti stanno maturando le zucche, o le kuse come si dice in piemontese.
Ma da dove deriva il termine kusa? In latino si diceva “cucurbita”, perciò non può derivare da lì. Ed infatti viene dall’arabo. Le parole zucca e zucchina, rispettivamente “cusa” e «cusot», deriverebbero entrambe dall’arabo «Kusa». Lo stesso termine “ramassin”, che sta ad indicare una varietà monregalese della susina e che probabilmente venne introdotta dai Saraceni, deriva dal come gli arabi chiamavano la città di Damasco.
Le contaminazioni arabe nel dialetto piemontese derivano dalle incursioni saracene che devastarono l’area a partire dal X secolo, segnando decenni di terrore e di saccheggi. La presenza dei Saraceni nel cuneese, come in tutti i territori che fecero i conti con loro, è evidente in alcuni edifici militari dell’epoca che spesso sono conosciute come le “torri saracene», tra cui si annoverano quelle di Garessio, Ormea, Roburent e Frabosa Soprana, sebbene spesso esse svolgevano una semplice funzione di avvistamento.
Ma non solo, infatti, il passaggio nel nostro territorio di questo popolo che veniva da Sud è attestato anche in numerose leggende nostrane. Tutti conosceranno quella legata al carnevale di Mondovì, in cui il Moro e l’Imperatore Ottone stavano quasi per scontrarsi sulle sponde del Tanaro, ma poi alla fine vennero a più miti consigli e decisero di festeggiare la pace raggiunta. Diciamo che questa storia è una versione allegra e per bambini di ciò che accadde veramente, ma su questo ci ritorneremo.
Un’altra leggenda è legata all’etimologia del nome Pamparato, comune montano della provincia Granda. Si narra che i mori, assediato il borgo per mesi, catturarono un cane del luogo intento a mangiare una pagnotta di pane condito. Gli assalitori, credendo che fossero ancora numerose le scorte dei cittadini assediati, al punto che si potevano permettere di nutrire in questo modo anche i cani, lasciarono il villaggio. Dall’esclamazione degli assalitori “Habent panem paratum!”, ossia “Hanno pane condito!”, deriverebbe il nome della località.
Ancora oggi però, se si andasse a fare un giretto al Piane delle Gorre, sopra Chiusa Pesio, attraverseremmo il villaggio Ardua, una frazione del comune, il cui nome deriverebbe dal termine arabo «villaggio».
In ogni caso, i Saraceni vennero sconfitti con la battaglia di Frassineto, combattuta nel 984 a.C.
La vittoria degli europei arrivò grazie ad un’alleanza fra il Papa Giovanni XIII e l’imperatore Ottone III.
Le regioni della Provenza e del Piemonte ritrovarono la pace, con la conseguente ripopolazione delle città e delle campagne ed una più intensa attività agricola ed industriale. Tutto ciò, fu reso possibile anche dal ritorno degli ordini monastici, duramente colpiti durante le incursioni degli arabi. La realizzazione della certosa di Pesio, iniziata nel 1173, fu dovuta all’intenzione di riportare una guida spirituale nella zona, fortemente voluta dagli abitanti. La stessa cosa avvenne per quanto riguarda la certosa di Casotto, fondata l’anno precedente, situata tra Pamparato e Garessio, per poi essere acquistata e trasformata in residenza di caccia dai Savoia nel 1837.