La mostra Sublimità Parassitarie nasce da una ricerca pluriennale degli artisti Fabio Marullo e Alessandra Piolotto attorno al concetto di mutevolezza delle forme, a partire dall’osservazione microscopica di licheni che vivono su alcune architetture della città di Torino e che, in un tempo dilatato e in uno spazio concentrato, registrano aspetti invisibili dell’ambiente che li ospita.
Il progetto intende proporre una visione alternativa alla relazione tra umano e natura attraverso l’indagine speculativa di aspetti meno prevedibili del reale, come le frequenze luminose emesse dai licheni osservati al microscopio e i colori ottenuti dall’estrazione dei loro pigmenti. Il titolo 'Sublimità Parassitarie' cita un passaggio del trattato 'Le sette lampade dell’architettura' (1849) del critico d’arte John Ruskin (1819-1900) in riferimento ai concetti di memoria e di conservazione.
La mostra, realizzata in collaborazione con DBIOS - Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, è stata ideata in relazione agli spazi specifici della Serra di moltiplicazione e dell’Arboreto dell’Orto Botanico dell’Università di Torino, organismo mutevole e archivio vivente attivato dagli artisti per mezzo di luce, suono e colore.
L’architettura della Serra è trasformata in un volume luminescente attraverso un intervento di Fabio Marullo: lo spazio è avvolto da una luce gialla diffusa, colore complementare al pigmento violaceo derivabile dal lichene Roccella tinctoria. Il percorso di visita è scandito da una serie di opere scultoree disposte nello spazio in coabitazione con gli organismi vegetali presenti: Fabio Marullo presenta una scultura in terracotta realizzata a partire dallo studio della statua acefala di una divinità fluviale, tratta dal ciclo scultoreo del Grand Rondeau di Villa della Regina.
Alessandra Piolotto propone una serie di sculture policrome in vetro nate dalla reinterpretazione cromatica di una selezione di frequenze luminose emesse dai licheni osservati al microscopio a fluorescenza. Questa stratificazione di colori, pensata come un archivio dal quale emergono dettagli di forme organiche e di Naiadi (o ninfe delle acque) dei fiumi Po e Dora, è traslata da Alessandra Piolotto in un paesaggio sonoro realizzato in collaborazione con l’artista e compositore Matias Guerra e con Leonardo Bonetti.