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Piatti tipici piemontesi

La cucina piemontese tipica è legata a tre mondi, pianura, collina, montagna

Silvano Osella 30/08/2024
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Purtroppo è vero. Una segnalazione di un lettore, mi chiedeva di vedere su internet i piatti tipici piemontesi e poi di dare una mia opinione. Io, personalmente non amo molto viaggiare nel mondo di internet perchè, essendomi formato con libri, amo questo modo di lettura, amo sfogliare il manoscritto, amo il profumo della carta stampata, amo sfogliare il giornale davanti una tazzina di caffè e naturalmente in compagnia per discutere sulle nuove notizie. Internet, credo sia un ottimo metodo per far arrivare velocemente le notizie, ma devono essere brevi, concentrate e come giungono velocemente, così altrettanto velocemente  svaniscono. Come si fà a leggere la storia e realizzare una ricetta con quel mezzo? Impossibile ,infatti questo è quello che io ho notato e ho continuato a vedere e rivedere. Escludendo quante notizie e dati non sono precisi o peggio falsi.Alla voce ;”Quali sono i piatti tipici del Piemonte?” Troviamo un elenco con la dicitura le più famose e sono elencate otto. Io ho aperto quel sito, e da esperto in cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche, semplicemente decido di neppure commentare perchè donerei del mio tempo a una cosa non degna di nota. Questo è la nuova constatazione di chi si forma con questi mezzi e pensa di avere acquisito il tutto sul sapere, ma non è così. Io cerco sull’alimentazione piemontese e sulla storia dell’alimentazione del popolo piemontese da ben quarantanni, e oggi, affermo che c’è ancora un mondo da trovare su questo argomento benchè molti tasselli sono stati scoperti e riconducibili sempre ad uno stile di vita, di politica locale e ad un credo locale a differenza del paese vicino, magari soltanto ad una distanza di dieci Kilometri. Pensate alle ricette e alimentazione del popolo di Torre Pellice e a quella di Cavour, una distanza circa di 10-13 Km, ma dovuto al fatto del loro credo e degli statuti e posizione territoriale c’è una differenza abissale. Su queste differenze potremmo fare un enciclopedia e non scrivere un banalissimo articolo di giornale, per non pensare a ridurre in 20 righette su internet. 
La cucina piemontese tipica è legata a tre mondi, pianura, collina,montagna, alla gente di cultura religiosa cattolica, protestante, ebrea e mussulmana. Il vecchio detto : “ Se non fai il bravo chiamo l’uomo nero” è legata al periodo delle crociate e il Pilone del Moro che collega Boves a Robilante, strada Maladrè.  Pensate un detto che ha superato 1000 anni e trova ancora conferma nelle parlate locali. Non è razzismo, semplicemente un modo di dire per le atrocità che erano state commesse da quei briganti che stazionavano e alle lezioni di Telmon erano piùindirizzatead un popolo zingaro di carnagione scura che veri mussulmani. Però pensate la differenza fra l’alimentazione del popolo di Robilante a quello di Cavour, e per starein distanze più ristrette, pensate a cosa mangiava la gente che abitava a Rosbella a quella di Boves, distanza forse 5KM. La cultura della sopravvivenza era la prima legge della comunità più piccola dello stato :”La famiglia” Inoltre, un altro fattore era molto legato ai piatti tradizionali:” Se la comunità era legata alla famiglia patriarcale o matriarcale” Chi dettava legge in casa, era quello che determinava gli acquisti, il cibo da mangiare e il cibo da cucinare. Le leggi e le disposizioni di natura politica e o religiosa hanno sempre come primo obiettivo conservare la vita dell’essere umano.L’alimentazione, le ricette tradizionali e il concetto di conservare cultura e le tradizioni e un utopia, oggi, che il mondo legato ad una democrazia datata da voti, e molte persone non si recano ai seggi e subiranno le normative dettate da quei votanti legati e credenti al proprio credo e ben rappresentati. Ecco perchè le tradizioni devono essere salvate, perchè soltanto così potremmo ancora avere documenti che recitano il credo di quella gente, di quella zona e capire cosa mangiavano, come vivevano e in cosa credevano..  Noi Piemontesi? Abbiamo fatto sparire grandi tradizioni culturali e di alimentazione, al punto che alcune ricette non sono neppure menzionate, basti ricordare che Carlo Emanuele I, figlio Emanuele Filiberto, fece una sorta di censimento delle portate tipiche e tradizionali piemontesi, ricette che sono la maggior parte giunte ai giorni più in versione orale, perchè prepararle è impegnativo, basti ricordare la storica Finanziera, marrons glaces (ricetta ormai più industriale che artigianale),Zabaglione caldo, grissini al burro, i riccioli di burro con i molteplisi salami storici Mlon,Salam del Genne, d’la turgia, quelli d’oca (cultura esportata dal popolo confinato ebreo da casa Savoia nel XVI sec,.) i sanguinacci,naturalmente da non confondere con quella del ‘700 di sanguinaccio di coniglio, ancora meglio il tonno di coniglio,oppure budino di sanguinaccio che era delgli animali di maiale, bovino, pollo e anche coniglio. Chi conosce ancora la cogna da sorgo? In commercio non esiste e soltanto qualche brava massaia a Cavallerleone la produce, al gusto simile al tamarindo, ma più densa, semplicemente eccezionale. 
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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