Il Pav-Parco Arte Vivente di Torino ospita fino al 15 febbraio la prima mostra personale in Italia dell'artista ecuadoregno Adrian Balseca (1989) a cura di Marco Scotini.
L’esposizione indaga il ruolo dell'essere umano come agente nell'ecosistema ponendo una lente sui rapporti tra economia, ecologia e memoria, così come sulle dinamiche di potere legate all'estrattivismo e allo sfruttamento della natura. Operando attraverso una varietà di narrazioni che combinano fatti reali, archivi storici, etno-fiction e memoria, Adrian Balseca presenta nel capoluogo piemontese una serie di progetti, realizzati nell'arco degli ultimi dieci anni, che si concentrano sulle storie locali del suo Paese d'origine.
Nel 2008, con l'entrata in vigore dell'Articolo 71, l'Ecuador è stato il primo Paese al mondo a riconoscere a livello costituzionale la natura come soggetto di diritti: «La natura, o Pacha Mama, ovvero il luogo in cui si riproduce e concretizza la vita, ha diritto al rispetto integrale della sua esistenza e al mantenimento e alla rigenerazione dei suoi cicli vitali, della sua struttura, delle sue funzioni e dei suoi processi evolutivi».
Una nuova prospettiva per la quale è stata determinante la ricca presenza nel Paese di popoli indigeni che, reclamando la necessità di essere una voce utile per cooperare attivamente nelle decisioni che riguardano i territori nei quali vivono, hanno contribuito a generare una inedita riflessione politica e giuridica che ha spostato l'attenzione da una visione antropocentrica del diritto verso una visione biocentrica.
Nonostante la costituzione del Paese tuteli giuridicamente una tra le aree con più biodiversità del pianeta, le attività estrattive non sono in recessione e con esse i danni sociali e ambientali che comportano. In questo contesto, molti pensatori in Ecuador hanno sviluppato concetti socio-economici di decrescita.
Il titolo della mostra 'Cambio de fuerza' fa riferimento allo slogan 'La fuerza del cambio' (la forza del cambiamento) utilizzato alla fine degli anni '70 durante la campagna elettorale di Jaime Roldós Aguilera, primo presidente democraticamente eletto dopo il periodo della dittatura e restato in carica tra il 1979 al 1981. Ri-orientando il contenuto della frase, l'artista si chiede fino a che punto possiamo spingerci con questo 'desiderio' politico per convertire tale speranza di cambiamento in un'idea più pragmatica, estendendola di fatto al campo dell'ecologia politica.
L'interesse di Balseca verso questo ‘cambio di forza’ è visibile fin dall'opera ‘Medio Camino’ (2014), nella quale una Andino Miura del 1977, conosciuta come la prima automobile prodotta in serie in Ecuador nel periodo del boom petrolifero, è spinta da un gruppo di persone lungo l'autostrada Panamericana che attraversa il Paese andino e collega l'Alaska all'Argentina.
Nello spazio della serra del Pav troviamo ‘Plantasia Oil Co’ (2021-ongoing), un'installazione composta da barili e lattine che un tempo contenevano olio per motori e lubrificanti industriali prodotti da aziende italiane e transnazionali come Shell, Total, Fiat e Agip, nei quali diverse specie di piante crescono innestandosi tra i rifiuti prodotti dell'economia petrolifera che vede la città come simbolo della modernità, sottolineando la perentorietà della natura nel ricostruire la vita lungo le soglie e gli spazi liminali non abitati dell'essere umano.
La mostra prosegue con ‘The Unbalanced Land’ (2019), un'installazione sonora che comprende oggetti scultorei e una serie fotografica che trae origine dal resoconto di viaggio ‘Travels Amongst the Great Andes of the Equator’ (1892), dello scienziato ed esploratore britannico Edward Whymper, riflettendo sulla storia e sulle trasformazioni dei sistemi capitalistici e coloniali in America Latina. L'opera esamina i modelli percettivi e rappresentativi del racconto coloniale di matrice europea e in particolare la narrativa di viaggio, creando una frattura spazio-temporale che connette il passato e il presente.
La mostra 'Cambio de fuerza' di Adrian Balseca, partendo dalle specificità ecosistemiche dell'Ecuador, solleva questioni di rilevanza globale, portando alla luce le responsabilità ambientali e culturali dell'economia neoliberista occidentale, attraverso la decostruzione di narrazioni coloniali e la denuncia di dinamiche di potere e sfruttamento.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con Galeria Madragoa (Lisbona) e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Crt, della Regione Piemonte e della Città di Torino.
Il Parco d’Arte Vivente è un centro di sperimentazione dell’arte contemporanea. Si trova in via Giordano Bruno 31 a Torino. Il costo del biglietto d’ingresso per la mostra e la collezione permanente è di 6 euro (ridotto a 4 euro).