La castagna: il pane dei poveri

Per millenni è stato il frutto che ha permesso alle classi meno abbienti di evitare la fame

Alessandro Marini 18/10/2024
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Con l’autunno ritornano le fiere che vedono come protagoinista la castagna. Le caldarroste, d’altronde, riscaldano l’atmosfera delle feste di paese.
Purtroppo le previsioni nella Granda per il 2024 indichino una drastica riuduzione della produzione, in alcune zone addirittura del 50%. Il motivo è da ricercare nelle forti precipitazioni primaverili e dagli sbalzi termici autunnali.
In ogni caso, la castagna è stata per secoli se non millenni, uno degli alimenti più importanti per i contadini cuneesi e non solo. Pensate solo al fatto che mia nonna era solita ribadire che se in inverno non ci fossero state le castagne e il latte, lei e la sua famiglia avrebbero fatto la fame. In particolare, durante la seconda guerra mondiale, la castagna permise a molte famiglie contadine di potersi sfamare, dal momento che cereali, carne e zucchero scarseggiavano. 
I frutti si raccolgono in autunno, ma nei secoli scorsi per averli come risorsa durante tutto l’inverno, specialmente sulle Alpi e sugli Appennini dove la stagione fredda è particolarmente severa, venivano fatte essiccare per poi essere impiegate in vari modi, sia per la preparazioni di cibi salati che dolci.
Le castagne furono una risorsa preziosa fin dai tempi degli antichi Liguri, ma la loro diffusione su larga scala in Europa ebbe inizio solo con i Greci e fu ampliata dai Romani, proseguendo ininterrottamente nel corso del Medioevo. La diminuzione delle piante del  castagno ebbe inizio nel Rinascimento, presumibilmente in concomitanza con il progresso tecnologico nell’agricoltura e con il crescente sviluppo della cerealicoltura. Fino all’Ottocento il castagno subì un lento e progressivo abbandono, nonostante si verificassero espansioni di portata locale che, nel corso dei secoli, fecero variare la distribuzione della castanicoltura, specialmente per quanto riguarda l’Italia. Alla fine del XIX secolo però, iniziò il declino vero e proprio della castanicoltura, protraendosi per decenni a causa del concorso di molteplici cause. In primis l’evoluzione delle abitudini alimentari delle popolazioni europee, ma anche per l’introduzione di materiali alternativi al legno di castagno, come il ciliegio, oppure il metallo e la plastica. 
Oggi, sebbene il castagno sia una pianta molto presente nell’arco alpino e lungo il versante tirrenico, è però rimasto un alimento di secondo piano nella cucina e nelle tradizioni culinarie regionali. Tuttavia, la castagna rimane la regina dell’autunno, specialmente in regioni come il Piemonte in cui non può mai mancare nelle fiere cittadine o nelle feste frazionali. 
 
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