Dopo il debutto della scorsa stagione con le Variazioni Goldberg, Angela Hewitt torna protagonista a Torino per il secondo appuntamento della rassegna I Pianisti del Lingotto. Giovedì 15 gennaio alle 20.30, nell’atmosfera raccolta della Sala 500, la pianista canadese guiderà il pubblico in un nuovo, affascinante itinerario all’interno dello sterminato catalogo di Johann Sebastian Bach, compositore a cui ha consacrato gran parte della sua carriera.
Il programma proposto disegna un raffinato gioco di intrecci stilistici e formali, mettendo in luce la straordinaria capacità di Bach di assimilare linguaggi diversi – dal rigore contrappuntistico al virtuosismo più audace, dal gusto francese alla vitalità italiana – ricomponendoli in una visione di profonda coerenza espressiva. Un percorso che rispecchia perfettamente l’approccio interpretativo di Hewitt, riconosciuta a livello internazionale come una delle più autorevoli interpreti bachiane dei nostri giorni.
«La musica di Bach — ha osservato più volte Hewitt nelle sue interviste — è come una ricetta di base: il compositore fornisce gli ingredienti, ma spetta all’interprete decidere tempi, fraseggi e colori, rendendo così ogni esecuzione un’esperienza unica».
Nata nel 1958 in una famiglia di musicisti, Hewitt ha iniziato lo studio del pianoforte a soli tre anni, ereditando dal padre, organista della Christ Church Cathedral di Ottawa, la passione per la musica barocca. Dopo la formazione con Jean-Paul Sévilla e numerosi successi concorsuali, la svolta arriva nel 1985 con la vittoria al Toronto International Bach Piano Competition, che segna l’inizio di una carriera internazionale di primo piano. Determinante è stata l’incisione integrale delle opere per tastiera di Bach, progetto decennale che l’ha collocata accanto a figure leggendarie come Rosalyn Tureck, Glenn Gould e András Schiff.
Il recital torinese si apre con la Toccata in re maggiore BWV 912, ancora legata alla tradizione nord-tedesca dell’improvvisazione, seguita dalla Suite francese n. 5 BWV 816, esempio di elegante sintesi tra gusto galante e scrittura polifonica. Cuore espressivo della serata è la Fantasia cromatica e Fuga in re minore BWV 903, vertice di tensione drammatica e audacia armonica. La Partita n. 5 BWV 829 amplia ulteriormente l’orizzonte delle forme di danza, mentre il celebre Concerto italiano BWV 971 reinventa sulla tastiera l’energia del concerto solistico. A coronamento del programma, il Preludio e Fuga in la minore BWV 894 offre una sintesi magistrale tra libertà improvvisativa e rigore formale.
Un appuntamento atteso, che conferma Torino come tappa privilegiata per incontrare i grandi interpreti della scena pianistica internazionale e riscoprire, attraverso sguardi sempre nuovi, l’inesauribile modernità di Bach.