Viaggio nel degrado dei vicoli tra crack, urina e violenza
Rinasce il comitato Diritto&Legalità: i residenti hanno paura e organizzano staffette per far rientrare di sera i figli
Chiara Manganaro 10/10/2025
Nel cuore di Genova, tra Pré, Darsena, via Rubattino e via Gramsci, la quotidianità ha ormai i contorni dell’emergenza. Quello che un tempo era un tessuto popolare, ricco di vita, oggi è degrado, ostaggio della criminalità e della paura. Gli abitanti parlano di una città «fuori controllo»: vetri infranti, urla nella notte, siringhe insanguinate per terra, persone che dormono e sporcano dentro le auto, e un odore costante di urina che accompagna chiunque percorra quelle strade. In questo scenario, un gruppo di cittadini ha deciso di non tacere più. Il Comitato «Diritto & Legalità», rinato poche settimane fa, è oggi la voce collettiva di una comunità che chiede di poter vivere senza paura. A guidarlo è Francesca, una donna che conosce bene il centro storico e che, dopo anni di silenzio, ha riaperto la pagina Facebook del comitato in seguito a un episodio che ha sconvolto la sua famiglia: l’aggressione del figlio, portato poi in ospedale. «È stato il punto di non ritorno», racconta. «Quando toccano i figli, noi genitori capiamo che non puoi più restare a guardare».
Il comitato non nasce da un orientamento politico, ma da una necessità concreta: difendere il diritto alla sicurezza e alla dignità. La pagina, in realtà, esisteva già dal 2014, quando Francesca aveva denunciato lo stato fatiscente delle strade e la scarsa manutenzione. Allora, con l’aiuto di Amiu e altri comitati di quartiere, le cose sembravano migliorare. Poi sono arrivati il Covid, la crisi sociale, la desertificazione dei negozi, e con essi il ritorno prepotente del degrado. «La situazione è peggiorata, e siamo anche più stanchi e spaventati».
Oggi «Diritto & Legalità» pubblica 8-9 post al giorno: segnalazioni, foto, denunce, testimonianze di cittadini esasperati. Molte immagini «crude» non vengono pubblicate, per non urtare la sensibilità di chi legge, ma dietro ogni parola c’è un pezzo di verità. Scene di degrado urbano, consumo di droga a cielo aperto, siringhe vicino ai portoni, persone che dormono accovacciate dentro le auto o nei vani delle scale e minacciano chi gli si avvicina. La paura non è più un sentimento passeggero: è diventata una condizione di vita.
Via Gramsci ne è il simbolo. «Non è più una via», scrivono dal comitato, «ma una ferita aperta nella città». I marciapiedi sono dissestati, i muri imbrattati, le vetrine tappate con cartoni e le insegne distrutte. Il panorama, di giorno come di notte, è quello di un quartiere lasciato marcire. «Degrado chiama degrado», ripetono i residenti che si sentono abbandonati da un’amministrazione comunale incapace di rispondere.
Francesca, che in questi mesi ha incontrato sia la sindaca Silvia Salis sia l’assessore alla sicurezza Arianna Viscogliosi, racconta di colloqui inconcludenti. «Abbiamo esposto i fatti, portato documenti, foto, segnalazioni. Tutto con spirito collaborativo. Ma non è cambiato nulla. Non si tratta più di un problema estetico, ma di sicurezza, di salute pubblica. Noi non vogliamo fare politica, vogliamo vivere». Le testimonianze raccolte dal comitato parlano di un tessuto urbano che sta cedendo. C’è chi racconta di essere stato scippato uscendo dalla metropolitana, chi vive con la paura di rientrare a casa da solo. Le famiglie si organizzano in piccoli gruppi di genitori che, la sera, presidiano le vie, per accompagnare i figli e tenere d’occhio cosa accade sotto i portoni. «Sembra di vivere in un quartiere di frontiera. Eppure siamo nel cuore di Genova».
Dietro la facoltà di Economia, la situazione è simile: sporcizia, odori insopportabili, nessuna pulizia da giorni. Vico Tenedo è diventato un rifugio per tossicodipendenti, trasformato in un «laboratorio chimico» dove si prepara e si consuma crack. Le immagini che arrivano al comitato mostrano persone accasciate al suolo, spesso circondate da bottiglie, accendini e siringhe. «Ci sono bambini che, per tornare a casa, devono passare di lì», racconta Francesca: «è inaccettabile». Ma non è solo disperazione. Nelle ultime settimane, la rimozione della cosiddetta «passerella dell’illegalità» alla Darsena ha rappresentato un piccolo segnale di rinascita. «Quel ponte era diventato simbolo di tutto ciò che non andava - spiegano dal comitato -. Oggi almeno possiamo guardarlo senza provare vergogna». Tuttavia, anche qui restano domande aperte sul dove finiranno ora gli spacciatori che occupavano la zona. Chi controllerà che l’area non torni a degradarsi? Accanto al Comitato, ci sono molti stranieri che vivono e lavorano nella zona, piccoli commercianti o artigiani che hanno scelto di unirsi. Anche loro chiedono sicurezza e ordine.
Intanto, la sera, le luci delle finestre diventano sentinelle. Dall’alto, gli abitanti osservano e documentano. In strada, scendere da soli fa paura: troppi episodi di aggressioni, troppa insicurezza. Ci si difende come si può, segnalando ogni anomalia alle forze dell’ordine, ma la sensazione di abbandono resta. «La nostra voce non è di destra o di sinistra», conclude Francesca. «È la voce di chi non ce la fa più a vivere così. Noi non vogliamo polemiche, vogliamo soluzioni. Le nostre strade non possono continuare a essere un dormitorio, una discarica e un mercato della droga». In una città che sembra aver smarrito il senso della misura, il Comitato «Diritto & Legalità» è diventato il megafono di una parte di Genova che non si arrende.
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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