La provincia di Torino al terzo posto della classifica dei luoghi con il maggior numero di contribuenti Irpef in Italia.
Al primo posto c’è Roma, con quasi 3 milioni di contribuenti (tra dipendenti, pensionati, autonomi e titolari di redditi da partecipazione sono 2.978.241). La provincia del capoluogo lombardo vede 2.466.123 persone, mentre nel Torinese sono 1.667.397. È il podio della classifica stilata dalla Cgia di Mestre per uno studio sulle tasse nel nostro paese, che afferma che in 9 casi su 10 sono 'nascoste', ossia prelevate alla fonte.
Analizzando la situazione patrimoniale di una famiglia tipo italiana, con 2 genitori entrambi dipendenti, un figlio a carico, 2 auto, ognuna percorre 15mila km annui. Abitazione di proprietà di 110 metri quadri, Isee di 22.843 euro, l’ufficio studi della Cgia ha stimato in 20.231 euro il peso fiscale complessivo che grava sul nucleo familiare.
«Ebbene - commentano dall’ufficio studi Cgia - tra tasse prelevate alla “fonte” (ritenute Irpef, contributi previdenziali e addizionali Irpef) il gettito è pari a 12.504 euro (il 61,8 per cento del totale). Se aggiungiamo quelle “nascoste” (Iva sugli acquisti, accise, contributo al Sistema Sanitario Nazionale dall’Rc auto, imposta Rc auto, canone Rai, etc.), nelle casse dello Stato finiscono altri 7.087 euro (pari al 35 per cento del totale). In altre parole, l’importo complessivo sottratto dalla busta paga lorda di questi due coniugi è pari a 19.591 euro (il 96,8 per cento del prelievo totale). Pertanto, la coppia presa in esame deve tirar fuori fisicamente dal portafoglio poco meno di 640 euro all'anno di tasse (bollo auto e Tari) che ha una incidenza sul totale praticamente irrisoria (il 3,2 per cento)».
Il tema riguarda l’antica contrapposizione tra lavoratori autonomi e dipendenti, dove i primi mal guardano il fisco (perché le tasse le versano attivamente, con bonifici) e i dipendenti, che a loro volta mal guardano gli autonomi, colpevoli di evadere le tasse solamente perché più facilitati a farlo. In realtà, ci spiega lo studio della Cgia di Mestre, l’equazione autonomi/evasori non è del tutto veritiera:
«Questo è vero, ma solo in piccola parte. Ricordiamo, infatti – così dalla Cgia - che l’Irpef, pur essendo l’imposta che garantisce il maggior gettito per l’erario, incide sulle entrate fiscali complessive “solo” per il 30 per cento circa. Questo vuol dire che sul restante 70 per cento, la possibilità di evadere può essere imputata a tutti i contribuenti». In Italia i contribuenti Irpef sono 42,5 milioni, di cui 23,8 milioni sono lavoratori dipendenti, 14,5 milioni sono pensionati, 1,6 milioni sono lavoratori autonomi e altri 1,6 milioni sono percettori di altri redditi (affitti, terreni, buoni del tesoro, etc.).