Proteste per la riapertura del Cpr di Corso Brunelleschi a Torino

In duecento al presidio. La politica si divide, la Diocesi media

Marco Cortese 25/03/2025
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Circa duecento persone hanno partecipato lunedì pomeriggio al presidio contro la riapertura del Centro di permanenza per i rimpatri di corso Brunelleschi a Torino, che era stato chiuso nel 2023, anche per i disordini scoppiati al suo interno. La manifestazione è stata organizzata dal centro sociale occupato Gabrio.

All'iniziativa hanno aderito anche frange anarchiche. Gli antagonisti sono partiti in corteo intorno alla struttura, un'ex caserma. In testa uno striscione con la scritta «Tutti fuori! Chiudere tutti i Cpr e liberare tutti!». Sono stati accesi fumogeni, torce da segnalazione e sono stati tirati alcuni grossi petardi anche contro le forze dell'ordine, schierate vicino all'ingresso del Cpr.

Per alcuni attimi i manifestanti e gli agenti dei reparti mobili della polizia sono venuti a contatto: ci sono stati spintoni ed è volato qualche calcio. Questa sera è prevista un'assemblea pubblica al centro sociale Gabrio. Anche ieri c'era stata una manifestazione, sempre degli antagonisti. Nel pressi del Cpr si erano ritrovati in una cinquantina ed era stato bloccato il traffico. Una telecamera della videosorveglianza era stata distrutta.

«Non possiamo dimenticare tutti i morti che hanno segnato la storia del Cpr di Torino. Tra i casi più eclatanti, ricordiamo la morte di Moussa Balde nel 2021, suicidatosi dopo essere stato vittima di un pestaggio razzista a Ventimiglia. Moussa, invece di ricevere protezione e cura, è stato rinchiuso nel Cpr, dove l' isolamento detentivo lo ha spinto a togliersi la vita». Ha spiegato nella mattinata il portavoce del centro sociale Gabrio di Torino che hanno annunciato per il tardo pomeriggio odierno un presidio fuori dal centro di permanenza per i rimpatri, in occasione della riapertura, in corso Brunelleschi, dopo la chiusura nel 2023.

«Moussa non è il primo morto nel Cpr di Torino nell'area dell'ospedaletto - continua il Gabrio - ricordiamo Hossain Faisal, bengalese di 32 anni, vittima di violenza all'interno dello stesso centro e posto in isolamento punitivo per 22 giorni, senza possibilità di chiedere aiuto visto che i campanelli di allarme vicino ai letti non erano funzionanti. Venne trovato morto tra 7 e l'8 luglio 2019, per arresto cardiaco, si dirà. Altre morti, forse meno note, pesano in uguale maniera sulla coscienza collettiva».

Per gli attivisti del centro sociale il Cpr è «un luogo, ben noto per essere stato teatro di soprusi di ogni tipo, a partire dalle condizioni degradanti di detenzione fino all'uso smodato di psicofarmaci per silenziare e annullare ogni forma di resistenza e dissenso».

«Il tentativo di entrare con la forza nel Cpr di Torino è ignobile perché - al netto della sempre legittima posizione sulla questione - rappresenta un vero e proprio affronto alla volontà dello Stato, che certi delinquenti continuano a voler sovvertire». Dura la replica di Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte, in merito alle tensioni di questa sera a Torino attorno al Centro di permanenza per i rimpatri di corso Brunelleschi. «Rivolgo una richiesta chiara alla sinistra che, ancora una volta, soffia sul fuoco della rivolta: dissociatevi senza ambiguità. - prosegue Chiorino - Difendete lo Stato e prendete le distanze da collettivi che sempre hanno dimostrato di conoscere un solo linguaggio per far valere le proprie posizioni: quello della violenza o dell'intimidazione. Risulta incomprensibile come una certa politica possa schierarsi sistematicamente dalla parte dell'illegalità e mai dalla parte di chi lavora a garantire ordine e rispetto delle leggi».

La riapertura del Centro di permanenza per i rimpatri di corso Brunelleschi «non è un passo indolore per Torino, che ora torna a rispondere con il trattenimento in struttura e la privazione della libertà a uomini che sono venuti nel nostro Paese in cerca di speranza per un futuro migliore». Ha commentato in una nota il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, a proposito della riapertura del Cpr, che era chiuso dal 2023.

Per Repole «comunque si voglia valutare la questione migratoria e riconoscendo che non è facile gestirla, non possiamo rassegnarci a rinchiudere chi non ha commesso reati e a non cercare invece percorsi per favorire la regolarizzazione e l'inserimento delle persone nella nostra società». «Non punto il dito contro nessuno, ma vorrei che facessimo tutti insieme un'autocritica. Tutti insieme, istituzioni nazionali e locali dobbiamo cercare alternative. E nel frattempo chiedo alla città, lo chiedo con trepidazione, di vigilare perché nel Centro di corso Brunelleschi vengano garantite le condizioni di rispetto della dignità per ogni essere umano evitando condizioni di degrado e di abbandono, come è avvenuto nel passato di questa struttura», conclude Repole.

«Ribadiamo la nostra contrarietà alla riapertura del Cpr per diversi ordini di motivi e il principale è che questo luogo, a Torino come nel resto d'Italia, è un luogo che non risolve nessuno dei problemi per cui è nato». A dirlo, a margine della presentazione degli eventi per il 25 aprile, è stato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, nel giorno della riapertura del Cpr di corso Brunelleschi, dopo la chiusura avvenuta nel 2023 per lavori di manutenzione straordinaria. «Auspichiamo davvero - aggiunge - che vi sia un ripensamento in generale della strategia sull'immigrazione del Governo, che affronti la questione non attraverso questo approccio, ma con approcci diversi, che puntino all'inclusione e a una gestione dei migranti diversa da quella dei Cpr».

Marco Fontana segretario cittadino di Forza Italia a Torino spiega «Sicuramente è indispensabile che all'interno del centro si riesca a garantire l'umanità nel trattamento dei trattenuti e questo passa attraverso ad un adeguato numero di agenti garantiti. Il libera tutti che vorrebbe il sindaco di Torino non è però possibile e i Cpr costituiscono una risposta. Confidiamo come Forza Italia che la gestione della cooperativa sociale Sanitalia possa costuire un elemento di rottura con la storia del centro e possa garantire un approccio nuovo. Quello che è certamente inaccettabile sono gli scontri ai quali abbiamo assistito fuori dal Centro, ancora una volta la città in mano a una organizzata minoranza di facinorosi che attaccavano gli Agenti nel silenzio assordante delle sinistre torinesi».

«La riapertura del Cpr di corso Brunelleschi dopo i lavori di ristrutturazione è un'ottima notizia e anzi, a parere mio, sarebbe servito un centro dalla capienza più ampia. Come sempre gli unici torinesi contrari alle scelte di buon senso che riportano ordine in una città ormai ostaggio di immigrati clandestini spacciatori e violenti sono gli esponenti comunisti di Avs. Un partito che ormai manifesta insieme ai centri sociali, a partire da Askatasuna per arrivare oggi al Gabrio, anziché lavorare per tutelare gli interessi dei nostri cittadini». Ha invece chiosato Fabrizio Ricca, capogruppo Lega in Piemonte.

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