L'inchiesta del nostro giornale smentisce l'autoassoluzione dei dem sui finanziamenti elettorali
Diego Pistacchi 22/04/2024
La sinistra ligure ha liquidato sbrigativamente le rivelazioni dell’agenzia Adnkronos sui finanziamenti agli esponenti dem. Soprattutto ha garantito che ogni donazione è stata resa pubblica, e ha respinto sdegnata ogni collegamento con il multimiliardario George Soros: «I contributi sono arrivati da una organizzazione no profit. La destra confonde Soros con Sanders», ha ironizzato il segretario genovese Simone D’Angelo.
Dichiarazioni che certo non aiutano a far chiarezza. In questo dedalo di società che sono alla base della pioggia dei soldi su Pd e compagni occorre procedere con estrema chiarezza. Il nome di Bernie Sanders, il senatore dem statunitense che tentò due volte la scalata alla Casa Bianca, viene citato probabilmente perché la stessa Adnkronos aveva fatto riferimento (come società finanziatrice della sinistra italiana) alla società Social Changes. Qui però si apre una falla anche nella «giustificazione» dei compagni italiani.
Intanto la Social Changes non è una società no profit, tutt’altro. La sua ragione sociale è «Social Changes inc.», più o meno equivalente a una Spa italiana. È assolutamente a scopo di lucro. Per di più, non è una società «di» Bernie Sanders né di Barack Obama. Ha semmai lavorato per loro, ha curato le loro campagne elettorali. Il fondatore di Social Changes è Arun Chaufhary, regista diventato videografo ufficiale della Casa Bianca. Insomma, non si sta parlando di benefattori, ma di professionisti che svolgono il loro mestiere e che dalla politica e dagli eletti ottengono «pagamenti» per le loro prestazioni.
Caduto il primo velo buonista, occorre capire anche cosa c’entri la Social Changes con i finanziamenti ai dem italiani e soprattutto liguri, da Simone D’Angelo a Valentina Ghio, da Katia Piccardo a Martina Giannetti e non solo. Perché le donazioni risultano in realtà fatte da «Agenda», questa sì una onlus, con sede a Roma.
La Adnkronos ha preso un granchio? Tutt’altro. Intanto perché tra i cofondatori della Social Changes c’è Jessica Shearer, diventata nota per aver organizzato la campagna elettorale di Obama. E perché lo stesso Arun Chaufhary, durante la campagna elettorale per le Politiche del settembre 2022, era stato in Italia per offrire i propri servigi (come Social Changes) ai candidati di sinistra. «Social Changes è una società di comunicazione politica con clienti in moltissimi Paesi dove si cerca di produrre un cambiamento in senso progressista, di ridurre le disuguaglianze e di assicurarsi che l’accesso a una vita dignitosa sia disponibile per tutti. Si tratta di un aspetto cruciale per l’Europa, non solo in Italia, ma anche in Svezia, dove le elezioni si terranno prima e che saranno importanti per individuare le tendenze», dichiarava Chaufhary a QN nel corso di una sua visita in Italia. E anche Stefano Vaccari, il responsabile Organizzazione del Pd a livello nazionale, ammetteva i contatti: «Io non me ne sono occupato e credo che anche il settore Comunicazione non abbia seguito la vicenda. La scelta è stata libera».
Quindi Social Changes in Italia cercava (e trovava) clienti - clienti non soggetti cui fare beneficenza - tra i candidati dem. Ma i finanziamenti non sono arrivati tramite la «Inc», la società per azioni a scopo di lucro, bensì tramite «Agenda», la Onlus fondata dalla co-fondatrice di Social Changes, creata con altre tre attiviste tra cui la ligure Sofia Di Patrizi, esponente e dirigente genovese del Pd nella segreteria D’Angelo (poi a sua volta destinatario di contributi), già protagonista di numerose iniziative di nomi di spicco tra cui il capodelegazione europeo Brando Benifei.
Quindi hanno ragione i dem che dicono si sia confuso Soros con Sanders? No. Intanto perché appunto se c’è uno che proprio non c’entra - si è visto - è semmai Bernie Sanders, cliente come Obama dei «benefattori» a scopo di lucro. Poi perché «Agenda» da qualche parte i soldi li avrà pur presi per finanziare i candidati dem. E qui c’è nero su bianco un versamento da oltre un milione di euro sul conto di «Agenda» effettuato da «Democracy & Pluralism», una fondazione con sede in Svezia.
Orbene, la Fondazione si autodefinisce «un’organizzazione filantropica indipendente fondata nel 2021 da Daniel Sachs. La nostra missione è promuovere società libere ed giuste e democrazie pluralistiche sostenendo le organizzazioni no-profit in Europa che lavorano verso questo obiettivo comune». Daniel Sachs? È mica quel Daniel Sachs che è vice presidente del consiglio di amministrazione della «Open Society Foundations», una rete di fondazioni, il cui creatore è George Soros, e suo figlio Alexander è chairmen?Sì, è lui. Riassumendo, la fondazione che ha finanziato «Agenda» , che a sua volta ha dato soldi ai dem italiani e liguri, fa parte molto attiva della rete di fondazioni di George Soros.
«Grazie alla trasparenza che il Pd si impone, i cittadini possono sapere che la sinistra è sostenuta da Obama e Sanders perché tutto viene fatto con trasparenza. La stessa cosa non si può dire della destra. A partire da quella rappresentata da Toti e Cavo», aveva risposto D’Angelo alle critiche della Lista Toti, con la coordinatrice Ilaria Cavo. E Katia Piccardo, sfidante uscita sconfitta proprio dalla Cavo nel collegio uninominale Genova Ponente, aveva rincarato: «Sorprendente e disarmante che possa arrivare una ricostruzione distorta e volutamente montata ad arte con tempistiche quantomeno singolari di un qualcosa che in realtà è sempre stato pubblico dal primo giorno e depositato con la massima trasparenza, certificato fino all’ultimo centesimo e ampiamente già in possesso dell’opinione pubblica che l’onorevole Cavo sdogana come possibile spauracchio per la nostra parte politica».
Ricostruendo la filiera dei finanziamenti non si trovano mai donazioni «da» Obama e Sanders, ma semmai di società (a scopo di lucro, non onlus) che hanno lavorato «per» Obama e Sanders. Le preposizioni semplici fanno la differenza. Ma ancor più singolare è il riferimento al fatto che le donazioni siano state messe a disposizione del pubblico fin dal primo giorno e con la massima trasparenza.
Le spese elettorali elargite sotto forma di «pagamento di servizi» sono pubblicate sul sito della Camera di elezione. Per il caso di Valentina Ghio, unica eletta in Liguria tra i beneficiari, il sito è quello della Camera dei Deputati. Andando alla sua pagina (ma la cosa vale anche per altri eletti dem come Rachele Scarpa) si trova il file con la denuncia delle spese e dei finanziamenti ricevuti. Però alla voce degli attivi, ad esempio proprio per i 38.504,27 euro pagati in data 18 novembre 2022 e oggetto della ricostruzione fatta da Adnkronos, è oscurato il nome del finanziatore. Dovrebbe essere «Agenda» sulla base di quanto detto. Ma, appunto, dovrebbe. A un cittadino, quello che appare, è una pecetta nera. Su quello e sul nome di tutti gli altri finanziatori. La dichiarazione alla Camera è stata fatta. Che sia così trasparente al pubblico è lasciato all’interpretazione di chi si trova a leggere sotto l’inchiostro nero.
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