Il mondo delle partite iva alla sfida tra dazi e Intelligenza artificiale

Il notaio Gustavo Gili (FI): «La globalizzazione non è morta e rischia di farci perdere l’individualità e la qualità del nostro prodotto italiano»

Eliana Puccio 22/09/2025
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Tutti i sondaggi in Italia mettono tra le preoccupazioni più gravose la tenuta economica del proprio reddito familiare. Secondo un sondaggio di People at Work dall'Adp Research Institute quasi un lavoratore piemontese su tre teme che una nuova crisi economica possa portare a licenziamenti, Sicuramente tra i più preoccupati risultano i totolari di partita iva. Abbiamo interpellato il notaio torinese Gustavo Gili, anche responsabile de Dipartimento regionale Partite Iva per Forza Italia Piemonte per conoscere la sua opinione al riguardo.

Questione dei dazi: come la vede dal punto di vista di un rappresentante delle partite IVA?

I dazi impattano poco sulle partite IVA intese come libere professioni. Invece gravano di più sui commercianti e sui piccoli imprenditori. Ad esempio, se una piccola azienda produce un prodotto di qualità, il dazio lo danneggia relativamente poco poiché quel prodotto si vende a prescindere dal prezzo. Se invece si tratta di una produzione omologata, allora si tratta di merci che possono fabbricare anche i cinesi a minor costo oppure gli americani. Dunque tale prodotto subirà perdite pesanti perché negli USA non si venderà più.

Pensa che la globalizzazione sia finita oppure avrà colpo di coda e tornerà più forte di prima?

Temo che la globalizzazione sarà sempre più pressante e sempre più presente. Lo dico in considerazione del fatto che i provvedimenti dell’Unione Europea tendono alla digitalizzazione e così alla omologazione di tutta la nostra vita. E la digitalizzazione ci porta inevitabilmente a uniformarci sia sulle procedure sia che sulle produzioni. Ed è qui che si perderanno le caratteristiche, l’individualità e la qualità del nostro prodotto italiano. Dunque sotto questo aspetto non sono affatto ottimista.

Come vive l’Intelligenza Artificiale?

Non tutti sanno davvero di cosa si tratta quando si fa riferimento all’Intelligenza Artificiale. Sicuramente la IA aiuta i professionisti, le partite IVA e le aziende nei processi standardizzati. E in questo ambito ben venga. La IA però deve essere controllata, così come occorre fare attenzione a quali dati si imputano. Secondo me, la IA non potrà mai sostituire l’uomo, poiché essa va su dati statistici e quindi può viaggiare soltanto sul pregresso e sul passato. Sul futuro, invece, la mente umana e l’attività umana non potranno mai essere sostituite.

Perciò ritiene che le libere professioni come l’avvocato o il medico non saranno mai sostituite da robot con applicazioni di Intelligenza Artificiale, come peraltro previsto da Bill Gates?

Forse ciò avverrà per le mansioni ordinarie, legate alla contabilità o che comunque non implicano quel quid pluris che solamente il professionista può dare. D’altra parte, fra un chirurgo ed il robot più bravo del mondo, da chi si farebbe tagliare la pancia? L’uomo ha sempre qualcosa in più, ha l’inventiva, una sinapsi che scatta, un’intuizione. Invece un robot no, perché lavora e opera esclusivamente sul già visto.

Forza Italia in questi ultimi mesi e soprattutto durante il periodo estivo col presidente Tajani ha rimarcato la necessità di una profonda riforma del fisco, in particolare per il ceto medio. Cosa pensa di questa proposta?

È una proposta che sposerei domani. L’unico sistema con cui un Paese può crescere è rilanciare i consumi e creare ricchezza. Ripeto, creare ricchezza e non condividere povertà. E allora occorre trovare il modo di tagliare le imposte e far sì che i cittadini abbiano più ricchezza e che possano spenderla. In questo modo si innesta un circolo virtuoso nel quale i cittadini spendono a favore dei commercianti, delle partite IVA e delle imprese, che andranno così ad assumere nuovi impiegati e operai i quali a loro volta spenderanno denaro al ristorante oppure per merci e servizi e dunque creeranno altra ricchezza.

Quanto influisce lo scenario geopolitico sull’ambito delle professioni?

Nella realtà torinese e piemontese, tutto sommato poco. Non vi è un riflesso diretto, ma soltanto psicologico, che blocca le operazioni a lunga scadenza. Infatti si tende a ritenere che non sia il “momento giusto”, ma purtroppo così non si fa girare l’economia e quindi non arrivano denari neppure all’erario. I cittadini hanno la sensazione di avere minori certezze sul futuro, minore sicurezza.

Vi sono rapporti usciti in queste settimane che mostrano come Torino sia fra le grandi città una delle meno care per le mono-camere e gli universitari. Tuttavia sono in difficoltà la capacità di compravendere e quindi il settore immobiliare. Come vede lo stato di salute del mercato immobiliare a Torino e provincia?

Purtroppo la situazione è stantia. Sì, si fanno compravendite, ma i prezzi delle case sono bassi. Da un lato è qualcosa di positivo, perché per le persone è più semplice accedere agli acquisti e comprarsi la prima casa. Dall’altro, però, è qualcosa di negativo, perché se io ho un immobile che costa poco mi sento poco ricco.

E se mi sento poco ricco finisco per spendere di meno. Ed è la mia spesa a far crescere il sistema economico, perché più spendiamo e più diventiamo ricchi, a differenza di quello si può pensare. Così alla fine se il mio immobile è valutato centomila anziché duecentomila, rinuncio per esempio a cambiare la macchina.

Non siamo lontanissimi dalle elezioni amministrative. Nel suddetto contesto, come vede l’amministrazione della città di Torino? Potrebbero esserci ricette diverse da quella finora somministrata dal sindaco Lo Russo?

La città ha falle da ogni punto di vista. È sotto gli occhi di tutti. La condizione delle strade, la sicurezza, la circolazione, il commercio… Quella di Lorusso è un’amministrazione ideologica che si è sempre e solo basata su temi e teorie di sinistra che non hanno portato nulla di buono. Bisogna creare ricchezza! Non si deve impedire ai commercianti di lavorare, basta col mettere balzelli e fare multe per qualche tavolino in più messo dai bar. Bisogna attirare i turisti! L’aeroporto di Caselle è una cattedrale nel deserto. I voli sono troppo pochi e di rado. Bisogna creare appeal per questa città.

A proposito del ceto medio fatto da liberi professionisti, artigiani e commercianti, vede un futuro per Torino? Pensa che questa città si pianga troppo addosso? Torino è ancora FIAT-centrica: ci può essere un modello oltre all’industria automobilistica?

Sono ottimista per natura. Credo che i torinesi non si piangano addosso, ma che abbiano la forza per andare avanti. Però bisogna metterli in condizione di poter fare. Lasciamo perdere Stellantis, la ex FIAT. Non si può più fare affidamento su una famiglia che ormai ha dimostrato di non avere a cuore la città ed i suoi lavoratori. O che forse è investita da aspettative nei suoi confronti sovrastimate. L’Amministrazione comunale e la politica devono aiutare questa città a ripartire. I torinesi sono pronti a farlo.

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