“Il dl sulla sicurezza è un passo in avanti, ma c'è ancora molto su cui lavorare"

Intervista al segretario generale della Provincia di Cuneo di Unarma , Massimo Salerno

Alessandro Marino 30/06/2025
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Sempre più spesso sentiamo parlare in televisione o leggiamo sui giornali di Unarma, ma di cosa si tratta? Per rispondere a questa domanda abbiamo deciso di intervistare, a tal proposito, il dottor Massimo Salerno, segretario generale per la Provincia di Cuneo di Unarma, nonchè consigliere regionale per il Piemonte e Valle D'Aosta, oltre ad essere un carabiniere come ogni altro appartenente alla sigla.

Innanzitutto cos'è Unarma?

Si tratta di un'associazione a carattere sindacale, composta da militari appartenenti all'Arma dei Carabinieri. L'associazione è nata nel 1993, ma è stata riconosciuta con tutti i crismi sindacali soltanto il 28 aprile 2022 con la legge numero 46. Unarma non ha fini di lucro, è apolitica, apartitica e ha come scopo quello di conseguire la tutela collettiva dei diritti e degli interessi dei propri associati. E' strutturata in comparti organizzativi tipici di analoghe strutture, ossia segreterie provinciali che fanno capo a quelle regionali, coadiuvate da consigli regionali, che a loro volta fanno capo a un organizzazione centrale romana. Uno dei compiti di Unarma è quello di garantire la difesa giudiziaria dei militari in ogni grado del giudizio in ambito penale, amministrativo e civile.

Sul decreto sicurezza qual è l'opinione di Unarma?

La posizione di Unarma è quella di vedere di buon occhio ogni iniziativa che cerca di promuovere la sicurezza e l'ordine pubblico. Tuttavia, le problematiche sono ancora ampie e serve più incisività per affrontarle. Il dl ha chiarito i punti più lesivi per i militari e per i cittadini, in primis l'occupazione abusiva delle abitazioni private, ma c'è ancora da lavorare, nondimeno è senza dubbio un passo in avanti. Come sigla sindacale stiamo portando avanti una battaglia sull'atto dovuto. Unarma si concentra sulla critica del concetto di atto dovuto, comunemente elargito a carico degli agenti di polizia che si trovano coinvolti in perigliosi processi penali, solamente per aver compiuto il proprio dovere a difesa dell'ordine costituito.

Sono numerosi i processi con forze dell'ordine sedute al banco degli imputati?

I recenti casi di cronaca hanno sollevato questa tema, cito le inchieste di Rimini, Milano, ma anche il tragico evento che ha portato all'uccisione dell'eroico carabiniere Legrottaglie in Puglia. Tutti casi che hanno portato a una riflessione importante su come dev'essere gestito un ambito così delicato.

Sono aumentati questi episodi rispetto al passato?

Più un territorio è sgravato da problemi di ordine pubblico, meno impegnati sono i carabinieri. Invece, nelle zone più problematica chiaramente il rischio per i lavoratori aumenta in maniera esponenziale. Inoltre, va detto che la fascia dei soggetti gravitanti nei fenomeni criminosi si sta abbassando. Sono sempre più numerose le bande criminali con membri anche minori di quattordici anni. Auspichiamo che la politica, confrontandosi anche con il nostro ambito sindacale, arrivi a una rimodulazione dell'ordinamento giuridico per attuarlo alla situazione odierna. Vorremmo un confronto con la politica per la rimodulazione delle regole di ingaggio, per permettere agli operatori di sicurezza di poter intervenire in modo più efficace in determinate situazioni pericolose, ma senza che abbiano ripercussioni di vario genere. Unarma prosegue un tentativo di dialogo con la politica per evitare di detonare la pressione sulla polizia dinnanzi a problemi di criticità.

Recentemente si è parlato molto anche dell'Alfa Romeo Tonale, in quanto Unarma l'ha definita non sicura per lo svolgimento di determinate operazioni. Vuole aggiungere qualcosa in merito?

La questione ha assunto una dimensione mediatica di carattere nazionale, gestita e divulgata dalle più celebri testate. Tuttavia, per alcuni è stato un attacco a Stellantis o ad Alfa Romeo, ma così non è. Unarma, dopo aver raccolto e acquisito il maggior numero di informazioni tecniche ed empiriche sulla questione, dettate da esempi concreti dei mezzi, ha sollevato una problematica interna sulla natura che quel mezzo si trova chiamato a rinvestire, in rapporto alla natura delle modifiche effettuate per quel servizio e che di conseguenza la rendono meno affidabile di altre vetture, al contrario della Giulia che è sempre prodotta dal biscione. Voglio soltanto ribadire che la critica era interna.


 
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