Presentato a Torino il report realizzato dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino su un campione di quasi 1.300 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.
Secondo l’indagine congiunturale, condotta nello scorso mese di dicembre, non appare roseo l’inizio del nuovo anno. Risulta infatti in calo la fiducia da parte degli imprenditori piemontesi, condizionati dal generale quadro di incertezza e dai timori per la crescita di costi energetici, materie prime e logistica.
Aumenta così il numero delle aziende che prevedono un calo della produzione, degli ordini, della redditività e dell'export.
Soltanto un'impresa su quattro ha ordini garantiti per oltre sei mesi. Le attese sull'occupazione sono positive, ma inferiori allo scorso trimestre e si impenna il ricorso alla cassa integrazione nel manifatturiero.
Crescono però gli investimenti e il tasso di utilizzo degli impianti rimane invariato. A Torino la fiducia si attenua, ma è superiore alle altre province.
Diversa la situazione nei vari settori: se da un lato nel comparto manifatturiero si rilevano sintomi di sofferenza (saldo fra ottimisti/pessimisti al -12,7%), dall'altro il terziario prosegue la crescita avviata dalla pandemia in poi (saldo al +13,7%), anche in virtù di una bassa incidenza dell'export che preserva maggiormente il mercato dei servizi dalle tensioni internazionali.
Nell'industria si registrano previsioni sull'andamento della produzione diffusamente in calo, in particolare per le imprese metalmeccaniche. Il saldo tra chi prevede una riduzione dei volumi nel trimestre e chi si attende un andamento stabile o in crescita, è al -21,8%, che diventa un -27,1% per le realtà dell'automotive e un -19,8% per quelle della meccatronica.
Scenari simili nei comparti legno (-18,8%), tessile-abbigliamento (-11,6%), gomma-plastica (-4,7%), chimica (-4%), manifatture varie, gioielli, giocattoli e altro (-11,2%), cartario e grafico (-3,7%).
Indice di fiducia neutro per l'alimentare e per l'area edilizia-impiantisti.
Nel terziario, invece, tutti i comparti esprimono attese favorevoli, ad eccezione di una prevalenza di pessimismo, verosimilmente legato alla stagionalità, per la categoria commercio e turismo (-7,9%). Per contro, buone le prospettive per tutte le altre attività dei servizi, in particolare per le imprese Ict (+25%).
Anche all'interno delle province le prospettive appaiono diverse. Le attese sulla produzione si presentano negative in particolare in quelle di Vercelli, Biella, Alessandria e Novara, con saldi rispettivamente pari al -28,9%, -9,9%, -8,4% e -6,6%. Lieve prevalenza dei pessimisti anche a Cuneo e Verbania (entrambe al -2,3%), mentre il segno più nelle attese si registra a Torino, dove emerge una situazione di sostanziale equilibrio (+0,3%), ad Asti (+10,3%) e nel Canavese (+2,5%).
«Stiamo vivendo un periodo di grande incertezza e complessità, ma in questo contesto voglio sottolineare come l’eterogeneità del nostro tessuto produttivo, in cui si distingue un terziario in trend positivo, insieme alla concreta propensione di tutta la nostra industria a innovare e a competere nel mondo, continuino a rappresentare il valore aggiunto dell’economia del territorio» – commenta Marco Gay, presidente Unione Industriali Torino.
«Ne è prova – precisa il leader degli industriali – la tenuta degli investimenti che, anche grazie a strumenti di politica industriale, delineano l’orientamento allo sviluppo delle competenze e al rinnovamento produttivo delle imprese torinesi. Il sistema mostra quindi capacità di reazione, pur dinanzi alle difficoltà che stanno attraversando in tutta Europa settori importanti come la metalmeccanica e con aspettative inevitabilmente condizionate da uno scenario economico continentale reso ancor più delicato dai problemi dell’automotive. Un settore per il cui rilancio ribadiamo l’urgenza di un ‘Mobility Act’ europeo, orientato al principio della neutralità tecnologica e capace, stimolando investimenti in tecnologia e innovazione, di ridare centralità all’intera filiera della mobilità, di cui il nostro territorio non può che essere un protagonista».
Per Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte, «gli investimenti privati, anche nel 2025, rappresentano la migliore politica industriale possibile. E ciò è tanto più vero per le pmi. Gli interventi inseriti nella manovra di bilancio sull’Ires premiale e i correttivi sul piano Industria 5.0, possono infatti tenere attiva questa fondamentale leva di sviluppo e crescita dimensionale delle imprese, integrandosi alle risorse che arrivano dal Pnrr dal fronte pubblico».
«Ciò sarà tanto più vero – aggiunge Amalberto – se il credito non sarà soffocato dal calo dei tassi e se gli aumenti del costo dell’energia saranno gestiti senza allarmismi, intervenendo sul metodo di formazione del prezzo del gas. L’insieme di questi interventi, in un quadro oramai stabilmente complesso a livello geopolitico, è la premessa per tornare a crescere, mantenendo gli attuali livelli di occupazione e quindi di utilizzo degli impianti».