Luca Orlandi condannato a 30anni per l'omicidio di Norma Megardi

Arriva la sentenza per il delitto che aveva scosso il Tortonese

Carlo Santori 18/09/2024
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Trent'anni di reclusione è la condanna inflitta dalla Corte d'Assise di Alessandria a Luca Orlandi, 26 anni, l'agricoltore di Sale processato per la morte, avvenuta il 20 giugno 2022, della 74enne Norma Megardi, proprietaria dei terreni. L'accusa aveva chiesto l'ergastolo. L'uomo è stato chiamato a rispondere di omicidio volontario aggravato, incendio, distruzione di cadavere. Il padre e la madre, che erano accusati di calunnia verso i carabinieri, sono stati condannati a 4 anni e 6 mesi. Il delitto sarebbe stato l'epilogo dell'ennesimo litigio legato a questioni di denaro.

I fatti risalgono a due anni fa. Nella notte di giovedì 23 giugno 2022 era stato rinvenuto il corpo di una donna (Norma Megardi di 75 anni) carbonizzato nella sua auto incendiata trovata a Isola Sant'Antonio nel tortonese. Era stato disposto il fermo di Orlandi, reo confeso, individuato grazie alle indagini che sono iniziate subito dopo il ritrovamento del cadavere carbonizzato. Gli inquirenti ritenevano che l’auto sia arrivata lì guidata da qualcuno con dentro il corpo della donna già senza vita.

"Non basterà mai. Qualsiasi cosa, non basta. In questo momento non ho la forza di rispondere, devo elaborare un attimo la situazione. Sono sicuro mi comprenderete. Mia madre era una persona magnifica, solare, e il suo ricordo resterà sempre con noi. Sono sicuro vorrebbe noi andassimo avanti a vivere con le nostre vite". Così Victor Andrini, figlio di Norma Megardi, ha commentato oggi ad Alessandria la sentenza con cui la Corte d'Assise ha inflitto 30 anni di carcere al 26enne accusato dell'omicidio della donna. "E' una condanna - commenta l'avvocato di parte civile, Guglielmina Mecucci - che riconosce quanto accaduto e dà giustizia a una persona che è stata brutalmente assassinata con un delitto particolarmente efferato. Vedremo le motivazioni, ma siamo contenti. Direi c'è un riconoscimento di responsabilità che non porta di sicuro assolutamente indietro l'affetto e l'amore di una mamma persa e persa in queste circostanze. Comunque, però, dà dignità al lavoro degli inquirenti e all'opera che hanno fatto da subito anche con grande diligenza e correttezza nei confronti della famiglia. Il figlio si aspettava il riconoscimento di una condanna che effettivamente portasse un minimo di dignità al dolore che, comunque, è incolmabile". "Al di là dell'intimo convincimento e della sicura convinzione dell'innocenza di Luca Orlandi e dei suoi familiari - osserva l'avvocato Lorenzo Magnarelli, nel pool di difesa con il collega Wladimiro Meisina - dobbiamo fare un ragionamento di natura tecnica. Perché noi abbiamo formulato delle ipotesi di ricostruzione alternativa e abbiamo anche proposto alla Corte d'Assise vari temi di meditazione. Ora siamo qui con una pena che, ovviamente, non riscontra quella che è la nostra impostazione, però di ergastolo non si parla. Perché non ci sono gli elementi in fatto e in diritto, per poterlo infliggere. E quindi abbiamo ottenuto ragione. Leggeremo le motivazioni per interporre l'appello". A questo proposito, il legale osserva che "passare da una provincia al capoluogo di distretto lasciando già l'ergastolo da parte è una grande vittoria". "In Corte d'Assise d'appello - aggiunge - la lettura dei dati sarà fatta da un'altra prospettiva e con un clima diverso". Magnarelli ha inoltre detto che a suo giudizio "la confessione del nostro assistito è una confessione infondata perché veicola dichiarazioni contraddette dai dati obiettivi, ed è quindi stata etichettata come confessione da chi ha voluto tagliare i fatti in una determinata prospettiva: ma in realtà non è una confessione, e non c'è nessuna confessione". La madre dell'imputato, è stata condannata con il marito a 4 anni e 6 mesi per calunnia: "Ho voluto credere fino alla fine alla giustizia - ha detto - mi sono sbagliata. Mio marito ha servito la giustizia per anni lealmente e adesso mi chiedo a quale scopo. Quello che ho imparato in questi due anni è che l'ego dell'accusa è stato soddisfatto; alcuni miravano solo al risarcimento e non gli interessava sapere come è mancata la signora; altri pensano a continuare a portare la propria divisa facendo quello che vogliono in quanto gli è concesso. Basta". 

 

 

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