Sogni e sognatori: Oniricon di Conte attraversa il nostro inconscio

Da non perdere, a Villa Duchessa di Voltri, lo spettacolo itinerante del Teatro della Tosse

Monica Bottino 22/07/2024
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Enrico Campanati è Don Chisciotte
Immergersi in un mondo fantastico, incontrare Penelope e poco dopo Mary Shelley, la «mamma» di Frankenstein. Soffrire insieme a Don Chisciotte, incuriosirsi davanti alle parole di giovani poeti moderni come Konstantinos Kavafis o Wisława Szymborska. Non c’è niente di più poetico che vivere - perché «vedere» non rende l’idea - lo spettacolo Oniricon, messo in scena a Villa Duchessa di Galliera con la regia di Emanuele Conte, che torna a dirigere la compagnia del Teatro della Tosse portando in scena dodici personaggi. Per un incontro di sguardi tra attori e pubblico, dice il regista. Sì, è proprio così, e questa volta è di più - molto di più - di quanto il Teatro della Tosse, il teatro immersivo per eccellenza, ci abbia abituato.
Non perdetelo Oniricon: vi emozionerete. In un percorso nel parco storico della Duchessa di Galliera, a Voltri, nel ponente cittadino, di sera, dopo il tramonto, la luce della luna guida i passi del pubblico diviso a gruppetti. Chi non conosce il parco resta ammaliato due volte, prima dalla sua vastità, poi dall’arte straordinaria del Teatro della Tosse di creare ambienti e sensazioni, con qualche faro, costumi da sogno, facendo vivere i personaggi, quasi a toccarli. Immergendoli negli scorci di una parco restituito alla vita che dà vita a sua volta a tante storie. Gli attori sono in mezzo al pubblico, parlano a ognuno come a un amico, a un compagno. Ci raccontano di sogni, quelli che facciamo di notte, ma anche di giorno, ad occhi aperti. Sogni premonitori, come quello di Penelope che attende il ritorno di Ulisse difendendo strenuamente il suo regno, anche se è stata abbandonata. Sogni letterari, come quelli che guidano l’arte di poeti e scrittori. Brutti sogni, come gli incubi di Mary Shelley che vede la mostruosa creatura cui darà la luce e che sarà l’unico «figlio» che le rimarrà. Tutti straordinari gli attori, come Enrico Campanati, che ci regala uno struggente Don Chisciotte, alle prese con la scoperta di essere egli stesso - sognatore per eccellenza - il sogno dell’autore che lo ha creato. Intensa Mariella Speranza, che fa rivivere le emozioni della spensierata giovinezza, e la disperazione di diventare, a poco a poco, preda del proprio incubo, il mostro Frankestein. Incastonata in una grotta, sposa mistica per eccellenza, Alma Poli è la madre di Perseo, intrappolata eppure così libera nel pensiero, tanto da vedere che la guerra non è mai una storia di eroi, o almeno non più. «Omero, Virgilio, Shakespeare, Shelley, Borges, Kavafis, Szymborska moltissimi sono stati gli autori che si sono avventurati nella direzione dell’onirico come in un mondo altro, dove l’anima si libera del corpo, dove tutto è possibile, salvifico come terribile, spesso inspiegabile - si legge nella presentazione dello spettacolo - Un itinerario sorprendente tra miti, visioni, leggende, incubi e speranze, in cui cancellare il confine tra chi sogna e chi è sognato, tra autori e personaggi, tra spettatori ed attori». Ancora fino al 28 luglio. Assolutamente imperdibile.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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