Ora sono in un luogo sicuro, lontani dalle famiglie, in attesa che il Tribunale dei minori convalidi il loro trattenimento; poi li attende con tutta probabilità la comunità.
A tre giorni dall'incidente, scattano i provvedimenti per i minori di origine bosniaca tra gli 11 e i 13 anni che lunedì erano a bordo dell'auto rubata che ha falciato e ucciso Cecilia De Astis mentre camminava lungo in via Saponaro nel quartiere Gratosoglio a Milano. Provvedimenti nei confronti di tre di loro, perché il quarto non è stato ancora trovato.
I quattro erano stati individuati dopo l'incidente in tempi brevi dalla Polizia locale grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza e alle vistose magliette dei Pokemon che indossavano quel giorno. Davanti agli agenti avevano ammesso tutto: «Funzionavano male i freni, siamo scappati perché abbiamo avuto paura», aveva detto il ragazzino che era alla guida. Nei loro camper malmessi sono state trovate le T-shirt dei Pokemon ed è stata recuperata la refurtiva presa dall'auto di un turista francese, la stessa auto con la quale hanno travolto alcune ore dopo l'anziana. Indagini chiuse per la Polizia locale e attesa per i provvedimenti della Magistratura minorile, adeguati al fatto che i quattro hanno meno di 14 anni e non sono imputabili.
I ragazzini e le loro famiglie non hanno però atteso i provvedimenti, allontanandosi dall'accampamento di via Selvanesco, senza tener conto di essere tenuti costantemente monitorati dai «ghisa», comandati da Gianluca Mirabelli. Una volta che le famiglie hanno lasciato il campo su due mezzi diversi, gli agenti le hanno seguite discretamente e le hanno fermate quando era ormai palese che la loro stava diventando una fuga, probabilmente in Francia o più probabilmente in Spagna. Due fratellini, tra cui il tredicenne alla guida dell'auto che ha ucciso la pensionata, sono stati fermati in Piemonte, in un terreno agricolo nel Comune di Beinasco, in provincia di Torino dove prima c'era un campo nomadi. E sempre in Piemonte è stata fermata la ragazzina del gruppo, 11 anni: era lungo l'autostrada A6 Torino-Savona all'altezza del casello di Fossano, in provincia di Cuneo, in direzione Ventimiglia, su un furgone guidato dalla nonna (i suoi genitori sono in Bosnia per un lutto).
A bordo del mezzo sono stati trovati anche gioielli e monili rubati, per cui la donna è stata denunciata per ricettazione. La presa in consegna dei ragazzini, con il via libera della Procura dei minori, è motivata dal fatto che le famiglie "si erano allontanate dal luogo di dimora senza comunicare le loro intenzioni" e questo - in base all'articolo 403 del Codice civile - espone il minore «nell'ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità psico-fisica».
La Procura minorile aveva appena avanzato dei ricorsi urgenti a tutela dei ragazzini ed era in attesa delle decisioni del Tribunale. Con il loro ingenuo allontanamento non hanno fatto che anticiparli: tutti e tre i minori saranno infatti collocati in comunità protette con la collaborazione del pronto intervento minori del Comune di Milano. Sarà però necessaria un'udienza entro 15 giorni, davanti a un giudice che sentirà i minori e i genitori per confermarla come la misura più adeguata, stabilire le modalità delle visite e altro. La stessa sorte toccherà al quarto minore, una volta rintracciato.
«Sono dei bambini, non avevano neanche 14 anni. Non possiamo mettere sulle loro spalle tutte la responsabilità del gesto» ha detto il figlio della vittima, Filippo Di Terlizzi. Parole che dovrebbero far riflettere tutti, nel giorno dell'addio a Cecilia. Perché, come ha detto il parroco nell'omelia, il «nemico non sono i bimbi».